«Il dannato vivere ci lascerà buona musica»
MESTRE. Conto alla rovescia per i rock blues Negrita che con la tappa veneziana del loro “Dannato vivere Tour” si preparano a mandare in visibilio la platea del Venice Sherwood Festival al parco di San Giuliano di Mestre, venerdì sera. Ne parla Enrico Salvo, detto “Drigo”, chitarrista del gruppo.
Che concerto hanno prepatato i Negrita per il pubblico dello Sherwood?
«Abbiamo preparato più pezzi di quelli che servono per una scaletta per avere la possibilità di cambiare ogni sera il concerto. Questo è un atteggiamento che ci piace e che abbiamo trovato anche in artisti che ammiriamo, come Ben Harper e i Pearl Jam. Credo che in questo modo sia possibile accontentare il nostro pubblico, che ama la musica più che lo spettacolo».
L’ultimo disco, “Dannato vivere”, l’avete registrato negli Usa ma il vostro primo album americano è stato “Xxx”, inciso in Lousiana nel 1997.
«Il bello di registrare a New Orleans, quella volta, è stato l’impatto col Village Studio del produttore Daniel Lanois. Il mixer era quello di Jimi Hendrix, le casse audio erano quelle dei Beatles, la chitarra acustica era quella di Bob Dylan».
Come è stato tornare negli States?
«L’ultimo disco è stato registrato a Los Angeles e in Texas in uno studio all’interno di una piantagione al confine tra gli Usa e il Messico. I messicani tentano di entrare illegalmente in America e questa tensione ha influenzato le registrazioni. È stato molto particolare trovarsi in una zona in cui parlare spagnolo o inglese era indifferente. Questo ci ha permesso di tornare un po’ alla musica americana che abbiamo ascoltato fin da ragazzi, senza staccare con l’America Latina che ci ha influenzato nei due dischi precedenti».
Il titolo del nuovo “Dannato vivere” è riferito alla crisi?
«Sì. La nostra generazione non aveva mai vissuto fino a ora un periodo così cupo. Guardando ai nostri artisti preferiti, però, si può notare che anche nella loro musica c’era la paura: per la guerra del Vietnam , o per la guerra fredda. Mi riferisco a personaggi come John Lennon, Jimi Hendrix, Bob Marley e i Clash. Quel periodo ha prodotto canzoni di consapevolezza che nel contempo generavano positività, e questo è un po’ quello che abbiamo cercato di fare. Abbiamo tentato di battere sul tasto della positività pur nella consapevolezza della crisi. Il titolo “Dannato vivere” con due parole racchiude la bellezza della vita ma anche i suoi estremi negativi».
Negli ultimi anni, per lavoro, avete vissuto molto in Sud America, dove la crisi l’hanno vissuta prima di noi.
«In una metropoli, come Beunos Aires, che prima aveva vissuto importanti momenti di benessere economico, vedere le scarpette da tennis che venivano vendute in 12 rate dava veramente l’idea di quella che poteva essere una grave crisi economica. Questo ci ha dato modo di capire che quello che è successo in Argentina, di fatto, ha semplicemente anticipato in modo più intenso un ciclone finanziario che poi ha interessato tutti i Paesi ricchi».
Dopo 18 anni di carriera, per voi il blues è ancora una fonte importante d’ispirazione?
«Pur da grande appassionato, mi sono reso conto col tempo che non essendo nero né americano, dovevo far sì che il blues fosse solo uno degli ingredienti della nostra musica, come tanti altri generi che abbiamo esplorare strada facendo».
I biglietti per il concerto di venerdìsera costano 25 euro e possono essere acquistati la sera stessa del concerto al botteghino dello Sherwood a San Giuliano oppure attraverso il sito www.sherwood.it o presso le prevendite tradizionali. Il concerto inizia alle 21.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia