Il cuore di Rabi ha ceduto, un mese fa il suo appello
CAORLE. A un mese dal suo appello di speranza per ricevere un cuore nuovo, Rabi Biason, il 32enne di Caorle malato di cardiopatia dilatativa congenita, si è spento al centro Gallucci di Padova. Una storia incredibile quella di questo coraggioso ragazzo che ha lottato con le unghie e con i denti per rimanere aggrappato alla vita ma il suo cuore, che già aveva retto alla perdita del fratello Omar e della mamma Gianna entrambi affetti dalla stessa patologia, questa volta ha ceduto, lasciando la città che lo aveva visto crescere e che lo aveva sempre sostenuto e amato, nello sconcerto e nella disperazione.
La notizia è giunta a Caorle domenica mattina, ma da alcuni giorni si era sparsa la voce tra gli amici più stretti che le sue condizioni erano in netto peggioramento. Rabi Biason, che il prossimo 20 agosto avrebbe compiuto 33 anni, scoprì di essere affetto dalla stessa malattia che aveva strappato la vita a suo fratello maggiore, nel 2008 e da allora la sua esistenza è stata un continuo andirivieni tra gli ospedali del nord Italia. Gli furono impiantati diversi defibrillatori sotto cute, uno più potente dell’altro che, nonostante le limitazioni, gli permisero di condurre una vita quanto più normale possibile e soprattutto di dedicarsi alla sua passione per la musica.
Rabi infatti era conosciuto da tutti per il suo grande talento come batterista che, dopo la diagnosi, si era dovuto trasformare in quello per il basso, visto che esercitarsi con la batteria era divenuto un passatempo troppo faticoso per il suo cuore debole. Rabi, da ormai più di quattro mesi era ricoverato all’ospedale di Padova e alle spalle aveva collezionato una permanenza ospedaliera lunga due anni e tre mesi durante i quali mai aveva perso la speranza di tornare a condurre una vita quanto più normale possibile.
Infermieri e dottori erano diventati la sua seconda famiglia cosa che non smetteva mai di sottolineare attraverso il suo profilo Facebook dove quotidianamente postava foto simpatiche e frasi coraggiose per rendere meno difficile la sua permanenza nelle strutture sanitarie. «Sto vivendo un’agonia», dichiarava esattamente un mese fa, ma nonostante i suoi appelli d’aiuto lanciati tra quotidiani e blog, il cuore che tanto gli serviva per tornare a essere un grande batterista non è arrivato e domenica, tra le lacrime di tutti, soprattutto del padre, e dell’intera cerchia dei tanti amici che aveva coltivato nella sua vita, Rabi non ha più potuto aspettare il trapianto tanto atteso e ha chiuso gli occhi per sempre.
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