Il corteo dei profughi in marcia verso Venezia: bloccati a Campolongo
Dopo una notte passata in chiesa a Codevigo, il corteo dei migranti si è rimesso in strada: direzione Mira senza passare dalla Romea. Tensione con la polizia

Il corteo per i diritti dei rifugiati bloccato dalla polizia
CAMPOLONGO. Sono stati bloccati dalla polizia sul ponte di Bojon a Campolongo i circa 200 migranti in marcia verso Venezia per protesta contro le condizioni dei campi di Bagnoli (Padova) e Cona. I migranti la scorsa notte (mercoledì) hanno dormito nella chiesa di Codevigo, aperta dal parroco. Nella prima mattinata di oggi hanno pulito la chiesa, il piazzale e il giardino pubblico.
Subito dopo hanno potuto fare colazione grazie alla Caritas diocesana che si è organizzata con the caldo e biscotti. Poi si sono rimessi in marcia ma non per la Romea, in direzione Mira, dove vorrebbero accamparsi per la seconda notte nella loro marcia verso Venezia.
Ieri a Codevigo i richiedenti asilo hanno affidato la trattativa a un gruppo di attivisti delle Usb (Unione sindacati di base), organizzazione alla quale diversi di loro sono iscritti. «Non vogliono saperne di tornare a Cona», ha spiegato Federico Fornasari, della Usb di Bologna, «vogliono che si sappia in che condizioni vivono e sono pronti ad arrivare a Venezia. Pacificamente. Se verranno fermati dalla polizia aspetteranno, ma non torneranno indietro».
Riprende la marcia dei profughi verso Venezia
Prefetto e questore hanno fatto presenti le difficoltà pratiche (cibo, pernottamenti, ordine pubblico) di questa posizione e chiesto cinque giorni di tempo per cercare di organizzare, con i tecnici dei vari enti, qualche luogo di accoglienza. «Ma, nell'immediato, non c'è nulla di disponibile. Dobbiamo interpellare dei privati e sperare».
Ma queste considerazioni non hanno smosso Fornasari. «Ci si doveva pensare prima», ha risposto, «ormai il problema c'è e per risolverlo, bisogna fare pressione sull'opinione pubblica. L'unico modo di fare pressione è restare qui. Lo Stato si prenda le sue responsabilità: ci sono case sfitte, palestre o scuole dismesse, stazioni, ecc. Trovate un alloggio provvisorio per questi cinque giorni. Altrimenti i richiedenti asilo resteranno in strada, dormiranno nelle tende, mangeranno quello che potremo procurargli con la solidarietà del territorio e delle nostre associazioni. Ma non torneranno a Cona».
Un discorso che il sindacalista ha poi ripetuto, in inglese, ai profughi, che lo hanno applaudito, scandendo i loro slogan: «Cona prison, basta!».
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