Il coro dei mille: contratto subito

Mobilitazione dei settori del turismo, multiservizi, mense e farmacie per chiedere soldi e garanzie
Di Vera Mantengoli
Interpress/Gf.Tagliapietra.06.05.2016.- Sciopero nazionale degli operatori del turismo.
Interpress/Gf.Tagliapietra.06.05.2016.- Sciopero nazionale degli operatori del turismo.

Gridando a tutta voce «Contratto!» e fischiando a più non posso, un migliaio circa di lavoratori ha protestato ieri mattina in Campo San Geremia, promettendo ulteriori mobilitazioni se non arriverà al più presto dal governo una risposta sul rinnovo contratto e sulle modifiche sul nuovo Codice appalti che prevede di togliere l’articolo 4 sulla clausola sociale. Lo sciopero nazionale, indetto da tutte le sigle sindacali di base, ha richiamato lavoratori da tutto il Veneto, con una forte concentrazione da Venezia e provincia.

I settori coinvolti sono stati turismo, multiservizi, mense e farmacie, in particolare era presente gran parte del personale veneziano dei Musei Civici, delle imprese di pulizia della Fincantieri, del Centro Unico Prenotazioni e della catena Starwood Hotels Venezia. Il corteo, formato dal colore rosso per la Cgil, giallo per la Cisl e blu per la Uil, si è radunato davanti alla stazione ferroviaria Santa Lucia alle 9.30 per incamminarsi poi sulle 10 verso Campo San Geremia e dare spazio ai discorsi sul palco, sotto lo slogan: «Lavoratori senza contratto, turismo senza regole». Il settore turistico a Venezia è quello che preoccupa di più i sindacati, non solo per il crescente metodo di pagamento in voucher, ma anche perché sta andando molto bene.

«Non è possibile» ha detto Luigino Boscaro della Uiltucs «che i lavoratori della Starwood Hotels, la catena di alberghi di lusso con camera da diverse centinaia di euro per notte, non abbiano lo stesso salario dei colleghi degli altri hotel perché Confindustria non si adegua». Il timore è che il governo approvi il salario minimo. «Se questo avvenisse» continua Boscaro «il sindacato non avrebbe più potere contrattuale, mentre lo stesso presidente della Confcommercio Carlo Sangalli ha ribadito, alla presenza del presidente Sergio Mattarella, che ci vuole un intermediario, altrimenti c’è il rischio che si acuiscano i conflitti tra lavoratori e datori di lavoro». «Il nostro contratto è scaduto da 36 mesi» sottolinea Loredana Fainello dell’impresa pulizie della Fincantieri «La situazione è molto grave: il governo vuole togliere l’articolo 4, quello che prevede che garantisce i dipendenti in caso di cambio d’appalto».

Lo stesso blocco dei contratti si sta verificando per i farmacisti che lavorano in aziende private e che sono inquadrati come chimici e sono altamente ricattabili. «A causa del blocco contratti siamo sotto di circa 300 euro al mese, ma continuiamo a pagare l’Ordine e l’Enpaf» spiegano i farmacisti «Abbiamo una grande responsabilità, ma nessuno che ci tuteli e siamo molto ricattabili».

Stesso destino anche per chi lavora nelle mense (aeroporti, case di riposo, scuole, ristoranti) e nel settore delle prenotazioni.

Emilio Viafora, segretario regionale Cgil, ha ricordato dal palco la dignità dei lavoratori: «Questo comportamento significa togliere diritti ai lavoratori e negare ai cittadini di avere luoghi di lavoro accoglienti dove si costruisce la ricchezza sociale. Noi diciamo basta e oggi sarà solo l’inizio».

«Copriamo i distretti veneziani» spiega Valentina Rampazzo della Cgil a proposito dei lavoratori del Cup «lavoriamo negli sportelli degli ospedali, nelle segreterie e nei call center e abbiamo il 40% del personale con disabilità che non si può permettere di perdere il lavoro e di non avere nessuna garanzia. È fondamentale per noi che anche se cambia l’appalto si mantenga il servizio».

I sindacati dal palco hanno annunciato altre mobilitazioni, come quella del 28 maggio: «Ci vogliono confinare» conclude Pierangelo Raineri, segretario nazionale Cisl «in una discesa senza fine che è quella della perdita dei diritti, ma dalla crisi si esce dando dignità ai lavoratori perché se non cresceranno i salari rischiamo di percorrere una china pericolosissima».

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