Il Consorzio chiede soldi a Mazzacurati
VENEZIA. Le imprese del Consorzio Venezia Nuova dovranno versare allo stesso Consorzio 18 milioni di euro per coprire il disavanzo del 2014. E a restituire soldi è chiamato anche l’ex presidente Giovanni Mazzacurati, debitore verso il Consorzio di 320.237 euro di azioni Tethis che aveva acquistato otto anni fa attraverso una sua società. Nel settembre del 2014 Mazzacurati aveva comunicato al Consorzio di «non essere nella possibilità di adempiere al pagamento». Sono alcuni degli aspetti inediti contenuti nel bilancio 2015 del Consorzio Venezia Nuova. Il primo che riguarda un anno di attività gestita dai commissari nominati dall’Anticorruzione. Ottanta pagine firmate da Luigi Magistro, Francesco Ossola e Giuseppe Fiengo che tracciano il quadro ufficiale dell’attività del Consorzio e delle sue imprese, un anno e mezzo dopo gli arresti dello scandalo Mose.
È un bilancio che torna in attivo, con un saldo positivo di 970.043 euro, dopo il “rosso” di 28 milioni 798 mila euro registrato con il 2014. Un segno “meno” su cui ha influito l’inchiesta sulle fatture inesistenti per creare i fondi neri e le tangenti. Vicenda non ancora conclusa e pendente in Tribunale. Chiaro che il bilancio risente di queste incertezze, con accantonamenti e richieste di risarcimento alle imprese coinvolte. Un totale di 33,2 milioni di euro - interessi esclusi - che riguarda le prestazioni “inesistenti” contestate dalla Procura e adesso dall’amministrazione finanziaria. Contenzioso che nel corso del 2015 ha riguardato anche altri interventi realizzati dalle imprese del Consorzio. La sintesi del bilancio consolidato ne illustra i dettagli: la rottura del cassone di Chioggia e il ripristino dei danni, ma anche altre «criticità individuate per cui sono in corso interventi di riparazione», come la porta conca di Malamocco, la lunata del Lido crollata pochi giorni dopo il collaudo e ancora oggi oggetto di contenzioso; il jack-up, la nave attrezzata da 50 milioni che non funziona ed è stata adesso affidata al giudizio di un perito, un professore dell’Università di Napoli. Aspetti che sicuramente influiranno sul bilancio 2016.
Per quanto riguarda i finanziamenti dallo Stato, i tre commissari nominati dal presidente dell’Anac Raffaele Cantone ricordano che nel secondo semestre del 2015 sono stati sbloccati i finanziamenti e riavviati i lavori che si erano fermati in conseguenza delle indagini della Procura di Venezia». «Sono stati attivati», scrivono Magistro, Fiengo e Ossola, «69 cantieri, riavviate le procedure per rendere disponibili i fondi bloccati nel 2014, 518 milioni di euro già stanziati».
Tagli drastici sono stati effettuati sul fronte del personale. Il costo complessivo è stato ridotto da 15 milioni a meno di 10 milioni di euro, i dirigenti tagliati da 9 a 2, abolita la figura del direttore generale (Ermes Redi). In totale il costo dei commissari è inferiore di circa 300 mila euro a quello del precedente Consiglio di aministrazione. Il direttivo è stato sostituito dal Comitato consultivo, che si è riunito 16 volte nel 2015. Avviato il contratto di solidarietà con la riduzione del 28 per cento dell’orario al Consorzio, licenziate 10 persone alla controllata Tethis, sciolta la società Cav (Costruzioni Venezia Arsenale).
La data ultima per la conclusione dei lavori del Mose viene confermata nel bilancio per il giugno 2018: costo finale 5,493 miliardi di euro. «Impegno confermato», scrivono i commissari, «che comporta però un considerevole impegno organizzativo sia per la struttura del Cvn che per le imprese consorziate esecutrici dei lavori, tenuto conto che le lavorazioni che interesseranno gli ultimi esercizi presentano elevate caratteristiche di sperimentalità». Si fa riferimento alle parti elettromeccaniche del sistema, che in parte saranno messe a gara dopo lo scioglimento della società Comar, la centrale degli appalti creata nel 2009.
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