Il consiglio regionale tira diritto e decide per il referendum di separazione

I dissidi nel centrodestra tra Forza Italia e Lega Nord rallentano prima i lavori, poi l'accellerata e il voto. Si va verso l'election day del 22 ottobre. Gli autonomisti festeggiano.
Palazzo Ferro Fini, sede del consiglio regionale
Palazzo Ferro Fini, sede del consiglio regionale

VENEZIA. Il consiglio regionale del Veneto ha indicato per il 22 ottobre, in concomitanza con la consultazione regionale sull'autonomia del veneto, la data per il referendum per la separazione in due comuni tra Venezia e Mestre e ha approvato a maggioranza (33 voti a favore e 1 voto contrario) la proposta di deliberazione amministrativa volta ad individuare la popolazione interessata dal voto, che corrisponde a quella residente nell'attuale comune e non nella città metropolitana. Il voto del consiglio regionale arriva dopo una serie di rinvii e il tentativo di Renato Brunetta, commissario di Forza Italia, di convincere la Lega Nord a desistere. E quando oramai tutto pareva ancora rinviato, ecco che il consiglio regionale decide. Il 14 febbraio scorso, l'assemblea legislativa  veneta aveva ritenuto meritevole di accoglimento la proposta di legge d'iniziativa popolare che aveva promosso la separazione. Il voto è arrivato dopo un lungo confronto interno ai gruppi. Ma la questione ora attende l'ultimo scoglio: il parere del Tar del Veneto sui ricorsi di Comune di Venezia e Città metropolitana.

Una seduta del consiglio regionale veneto
Una seduta del consiglio regionale veneto

«La decisione di far votare i cittadini del Comune di Venezia segna, finalmente, l'atto finale del percorso
referendario per la suddivisione di Venezia nei due comuni di Venezia e di Mestre. Sono estremamente soddisfatto del risultato raggiunto - dichiara il relatore in aula del provvedimento, il consigliere regionale della Lega Nord Alberto Semenzato - nella speranza che questo sia l'ultimo e definitivo referendum».

«Finalmente siamo giunti alla fine di una capitolo - dichiara  Gabriele Michieletto (Zaia Presidente) - i residenti del comune di Venezia potranno esprimersi ed è la cosa più bella e democratica che ci sia. Qui non ci sono i partiti di mezzo, ma ci sono i comitati, i cittadini, c'è una raccolta di firme e noi ci siamo presi l'impegno di portare avanti le istanze dei cittadini. Il 22 di ottobre si voterà per il referendum sull'autonomia del Veneto e anche per l'eventuale separazione del Comune di Venezia in due parti».

Il Pd con i suoi consiglieri è uscito dall'aula. «Ci siamo rifatti - afferma la consigliera del Partito Democratico Francesca Zottis - ai pareri che rilevavano un profilo di potenziale illegittimità della proposta d'iniziativa popolare e dell'atto conseguente che dà l'avvio al referendum. Crediamo che votare un atto che può essere impugnato sia assolutamente illogico, illogicità confermata da affermazioni di natura prettamente politica fatte da alcuni consiglieri della maggioranza e anche dal relatore in cui, correttamente, si citano inadempienze da parte del sindaco Brugnaro rispetto agli accordi elettorali. Dobbiamo essere sicuri prima di tutto che questo sia un atto di competenza della Regione: se questo fosse stato accertato, ed alla luce di un ricorso pendente, ci sarebbe stato lo spazio anche per una decisione di natura diversa».

«Anche di fronte ai rilievi tecnici, legislativi e giuridici sollevati dalla presidenza del Consiglio, Zaia ha nuovamente scelto di intraprendere una strada che non porterà da nessuna parte», dice il capogruppo del Pd Stefano Fracasso, che parla di un referendum legato a «beghe interne tra la Lega Nord e il sindaco di Venezia Brugnaro». Favorevoli anche i cinque stelle.  «Intendiamo consentire ai cittadini di esprimersi sulle questioni che li riguardano e sul proprio futuro. È una questione di democrazia alla quale non vanno sovrapposte questioni politiche: i partiti politici dovrebbero rimanere fuori da questa polemica che assolutamente non fa il bene dei cittadini», dice la consigliera Erika Baldin.

Cantano vittoria gli autonomisti: "Ringraziamo il consiglio regionale e la giunta regionale del Veneto per aver mantenuto la parola data e aver rispettato un crono programma assolutamente in linea con il percorso richiesto dai comitati dei cittadini, evitando ostacoli e tentativi di rinviare la votazione di oggi sul bacino elettorale. Siamo lieti che il Presidente Zaia avrà ora la possibilità di indire il referendum e siamo convinti che la data giusta sia il 22 ottobre, unitamente a quello sulla specialità del Veneto. Un giorno che cambierà la storia sulla via del federalismo, unica possibilità che ha l’Italia di riformarsi", dicono Marco Sitran e Stefano Chiaromanni. E concludono: "E’ solo l’inizio di una grande avventura per il rinnovamento della politica, che permetterà, ci auguriamo un nuovo assetto istituzionale in sede locale, ridando quella dignità perduta a Mestre e a Venezia. Con l’auspicio di ottenere presto uno statuto speciale per il Veneto e per Venezia. Ora la parola può finalmente tornare ai cittadini".

Chiaromanni attacca anche Brunetta: "Sembrava che Renato Brunetta potesse mettere i bastoni fra le ruote, ma il suo ostruzionismo e le sue provocazioni (giovedì inaugurerà una sede di Forza Italia proprio sotto la sede del Movimento Autonomia, in Via Bembo a Mestre) non hanno sortito alcun effetto".

Insomma, le polemiche sono solo all'inizio.
 
 

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