Il Consiglio di Stato promuove il Contorta
Il Consiglio di Stato rimette (formalmente) in gioco lo scavo del Canale Contorta dell’Angelo, dando il sigillo della legittimità al progetto firmato dall’Autorità Portuale e sostenuto dalla Capitaneria di Porto per il nuovo arrivo in Marittima delle grandi navi da crociera, con ingresso dal Canale dei Petroli, virando poi per il nuovo (contestato) scavo. I giudici d’appello hanno, infatti, cancellato la sentenza con la quale il Tar Veneto aveva bocciato il progetto preliminare su tutta la linea, cassandolo per eccesso di potere e difetto d’istruttoria, per non aver ottenuto il preventivo parere del Comune e non essere stato messo a confronto con progetti alternativi. «Tutto in regola», sentenziano ora i magistrati del Consiglio di stato.
Il Contorta - tanto osteggiato dai Comitati No Grandi navi come dallo stesso Comune di Venezia, bocciato in sede preliminare anche dalla commissione ministeriale Via per il suo dannoso impatto sulla laguna - torna così un’ipotesi possibile? «In tanti anni di carriera istituzionale sarebbe stato il primo ricorso perso: mi sarebbe dispiaciuto», commenta con una battuta il presidente del Porto, Paolo Costa. Che però subito aggiunge che l’attenzione del Porto è ora sul progetto Tresse Nuovo, firmato insieme al Comune. «Sono ovviamente molto soddisfatto da questa decisione del Consiglio di Stato, che riconosce la legittimità del nostro operare, ma ora si va avanti su un progetto diverso, quello del canale Tresse Nuovo, che trova sia il consenso “politico” di Comune e Regione sia quello tecnico della Capitaneria di porto, l’unica secondo il decreto Clini-Passera titolata a darlo», osserva Costa. «Entro aprile completeremo la progettazione con gli studi di impatto ambientale per la presentazione alla commissione di Via, così come richiesto dal ministro delle Infrastrutture Delrio nella sua lettera di metà marzo, con la quale ha ribadito il carattere prioritario del progetto Tresse Nuovo rispetto ad altri progetti».
Dunque il Contorta riabilitato resta nel cassetto: l’obiettivo è ora il progetto che prevede l’entrata delle navi sempre dal Canale di Malamocco fino a Marghera, per poi tagliare a metà l’isola delle Tresse e arrivare in Marittima lungo il canale Vittorio Emanuele, con i fanghi inquinati dei fondali, utilizzati per le marginature dell’isola. «Sono andati persi inutilmente tre anni: della sentenza del Consiglio mi interessa soprattutto il principio base», conclude Costa, «i giudici di Roma sono stati gli unici evidentemente a leggere il decreto Clini Passera che stabilisce chiaramente essere l’Autorità marittima a valutare la fattibilità tecnica del progetto di accesso alternativo alla Marittima, presentato dall’Autorità portuale. La commissione di valutazione ambientale deve dare il parere di rispetto ambientale, ma non scegliere tra progetti alternativi: ma serve logicità anche nella Via. Certo, la soluzione migliore per l’ambiente è non far niente, ma è una risposta illogica: questa sentenza serve per dare una risposta al mondo delle crociere, settore sul quale il governo è latitante da quattro anni. A Venezia abbiamo perso il 10% quando in tutto il mondo è in crescita: una miniera d’oro per la città».
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