Il Consiglio di Stato dà ragione alla Nekta
Colpo di scena: il Consiglio di Stato dà il via libera alla contestata costruzione di un nuovo impianto di recupero e smaltimento delle ceneri di pirite, che l'azienda Nekta ha progettato di realizzare in un’area a cavallo tra San Donà e Noventa. I giudici d’appello hanno, infatti, annullato la sentenza con la quale i giudici del Tar Veneto avevano accolto il ricorso della Provincia e dei Comuni di San Donà e Noventa, che - sulla scia di una vivace mobilitazione dei cittadini - avevano dato parere negativo all’impianto e poi impugnato l’autorizzazione concessa dalla Regione Veneto. Per il Tar - che aveva annullato le due delibere della Regione con cui era stato approvato l'intervento e il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale al progetto - in assenza del Piano regionale per la gestione dei rifiuti speciali, il parere negativo della Provincia e dei Comuni era vincolante per la Regione.
Di tutt’altro avviso i giudici del Consiglio di Stato. Per i giudici d’appello, infatti, la Regione ha voluto coinvolgere nel procedimento le amministrazioni interessate ai fini dell’istruttoria, «senza tuttavia spogliarsi della competenza primaria al riguardo e senza annettere all’accertamento negativo della Provincia natura di atto ostativo al rilascio del titolo autorizzativo».
Tradotto: il parere delle amministrazioni locali non era vincolante ed è quindi «errata la pronuncia del Tar che ha ritenuto l’autorizzazione ambientale rilasciata dalla Regione irrimediabilmente viziata perché contrastante con la delibera della Provincia che aveva accertato la non indispensabilità dell’impianto».
Inoltre, per il Consiglio il «principio di prossimità» - ovvero che l’impianto debba smaltire rifiuti prodotti in loco e non provenienti da altre regioni - non può essere un obbligo per negare l’autorizzazione, subordinata solo al rispetto delle «caratteristiche dell’impianto alle esigenze di trattamento e recupero dei rifiuti speciali conferiti». (r.d.r.)
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