«Il Comune sia parte civile al fianco dei Sinopoli»

L’ex assessore Bettin ricorda che la giunta Orsoni l’aveva già deciso in aprile «Nel processo l’amministrazione deve essere con le vittime e contro la violenza»

Il Comune si costituisca parte civile nel processo a carico degli aggressori di Gabriele Sinopoli. L’appello arriva dall’ex assessore Gianfranco Bettin, che già lo scorso aprile, d’intesa con l’allora sindaco Giorgio Orsoni, aveva maturato questa decisione, rimasta sospesa dopo l’azzeramento della giunta conseguente all’arresto di Orsoni nell’ambito dell’inchiesta sul Mose. Un appello al commissario, quello di Bettin, che arriva a poche ore di distanza dallo sfogo di Anna Sinopoli, sorella di Gabriele, per le conclusioni tratte dal perito dell’accusa, in base alle quali non ci sarebbe una conseguenza diretta tra il pestaggio dell’ex direttore di banca e la sua morte. «Il Comune deve sostenere la famiglia di Gabriele Sinopoli nella battaglia per la verità sulla brutale aggressione subita la sera del 2 settembre 2012 e per avere giustizia», scrive Bettin. «Aggredito sotto casa, in Riviera XX Settembre, in pieno centro a Mestre, da un branco di balordi teppisti, Gabriele Sinopoli era stato ridotto in fin di vita e aveva poi dovuto affrontare una difficile e lunga convalescenza e riabilitazione. La sua fibra, già provata, non ha infine retto e lo scorso 12 aprile, l’ex direttore di banca e fratello del grande maestro e direttore d’orchestra Giuseppe scomparso nel 2001, è infine deceduto», ricostruisce l’ex assessore sottolineando che «stare oggi accanto alla famiglia, sostenerla costituendosi parte civile, come il Comune si era nei mesi scorsi impegnato a fare, significa ribadire che l’amministrazione è dalla parte delle vittime, sempre, e che lo è concretamente. Significa confermare l’impegno a fronteggiare ogni violenza contro cittadini inermi, scelta doverosa sempre ma tanto più in un momento come questo, in cui i tagli al welfare rischiano di indebolire gravemente i servizi e gli operatori che contrastano il disagio, il degrado, la violenza». «Stare con la famiglia Sinopoli significa dunque compiere una scelta esemplare, schierando l’amministrazione dalla parte dei cittadini», conclude Bettin, «il commissario Zappalorto confermi questo impegno». Nei giorni scorsi la sorella di Sinopoli era intervenuta interrogandosi sull’esito della perizia: «Come si può umanamente e logicamente accettare l'ipotesi che le ripetute crisi epilettiche che hanno preceduto la sua morte non siano riconducibili ai sei interventi cerebrali subiti a causa dell'aggressione?», si chiedeva la donna, spiegando che «gli ultimi tre interventi cerebrali, eseguiti sette mesi circa dopo l'aggressione e un anno prima del suo decesso, erano serviti per ricollocare la parte di calotta cranica che gli era stata rimossa a causa dell'emorragia cerebrale provocata dal pestaggio».

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