Il Comune sfratta “Il ragazzo con la rana”
Via la rana, torna il lampione. «Com’era e dov’era». Sceglie la celebre parola d’ordine della ricostruzione del campanile il direttore generale Marco Agostini, per annunciare che il Comune ha deciso. Il 18 marzo la scultura bianca “Il ragazzo con la rana”, opera di Charles Ray, sarà rimossa dalla Punta della Dogana. Al suo posto tornerà il lampione originale. «Quello dell’Ottocento, rifatto da una fonderia di Mantova sul calco originale che abbiamo recuperato», dice Agostini, «quello che era lì negli ultimi anni era un lampione più piccolo, messo nel dopoguerra».
Si chiude dunque una polemica che aveva mobilitato per anni comitati e intellettuali. La scultura bianca era stata messa al posto del lampione nel giugno del 2009, inaugurata insieme al restauro della Dogana e dei Magazzini del Sale, affidati in concessione al miliardario francese Francois Pinault. «Un’opera che richiama il rinnovamento», dicevano i suoi sostenitori. «Uno sfregio» a un panorama da secoli sempre uguale, tuonavano i critici. L’impegno era quello di rimuovere la statua subito dopo la chiusura della prima mostra di arte contemporanea aperta negli storici spazi restaurati da Tadao Ando. Invece, chiusa la mostra, il ragazzo con la Rana era rimasto al suo posto. Proteste in aumento. Anche perché risultava difficile digerire un panorama così modificato rispetto alle tele di Turner. «Ridateci il lampione» la parola d’ordine, rimbalzata sui social network. Interrogazioni e richieste al ministero e alla Soprintendenza. «Sarà rimossa al più presto», la risposta. Ma anche nel maggio dello scorso anno la giunta aveva approvato una proroga dell’autorizzazione ad occupare il suolo pubblico. La Soprintendenza aveva dato il suo benestare. E per quattro lunghi anni, il giovane con Rana ha fatto bella mostra di sè nel punto più coreografico della città d’acqua, di fronte a San Giorgio e al Palazzo Ducale. Un punto d’orgoglio, ma anche una discreta spesa per la Fondazione Pinault. Perché la statua doveva essere sorvegliata giorno e notte da un apposito servizio di guardie giurate. La notte ricoperta anche da un vetro blindato trasparente.
Ma “Il ragazzo con la rana”, pur in assenza di rane nelle acque lagunari del Bacino San marco era diventato quasi un simbolo dell’arte moderna ospitata dopo i restauri nell’ex Punta della Dogana e nei Magazzini del Sale. Quasi una contropartita concessa al magnate francese che aveva restaurato a sue spese – vincendo la competizione con la Guggenheim – un luogo fino a pochi anni fa degradato e abbandonato. Restauro da tutti ammirato, quello del giapponese Tadao Ando, che pur con uso di materiali pesanti – scale e divisori in cemento – aveva ridato al complesso secentesco del Benoni nuova vita. Restava la rana. «Ridicola», secondo i contestatori, indegna di rappresentare il primo punto visibile dall’acqua del sestier di Dorsoduro. Adessom, entro il 18 marzo, la rana lascerà il posto al vecchio lampione. Le cartoline di Punta della Dogana potranno essere rimessa in vendita nel formato originale.
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