Il Comune non dà più contributi chiude il Teatrino della Murata

Dopo 45 anni sciolta l’associazione che lo gestiva: «Cercheremo di mantenere i corsi fino a giugno» Negli anni Settanta-Ottanta punto di riferimento del teatro, vi hanno recitato Benigni e Paolini

MESTRE. Chiuderà definitivamente il Teatrino della Murata che ha fatto appena in tempo a festeggiare i 45 anni di vita. Nonostante l’energia di Matilde Tudori, ultima presidente dell’associazione che lo gestiva, Teatro per Mestre, sciolta qualche tempo fa, la fine della destinazione a teatro di questo spazio in via Giordano Bruno, che segnò il riconoscimento di una dignità al teatro di ricerca e sperimentale nel contesto cittadino, pare segnata. Determinante il venir meno da quest’anno del contributo del Comune che consentiva di far fronte alle spese per la gestione dello spazio, canone di locazione e utenze.

«Noi stiamo facendo il possibile per proseguire l’attività, in particolare i corsi rivolti a tutte le fasce di età almeno sino a giugno», spiega l’ex presidente. «La situazione è grave e le dichiarazioni allarmistiche rese da qualche ex socio complicano le cose».

Diversi progetti sono stati presentati, fra cui quello di Manonuda Teatro di Evarossella Biolo. Lo scioglimento dell’associazione ha portato alla disdetta del contratto di locazione con il proprietario dello spazio, veramente suggestivo perché incorporato in uno degli ultimi brandelli della cerchia muraria del castello di Mestre. È, per altri versi, un ulteriore segnale dei tempi cupi che sta vivendo il centro della città: quando aprì i battenti, il 10 aprile 1970 con lo spettacolo «Il tacchino» di Slawomir Mrozek, Mestre era una delle città con la popolazione più giovane d’Italia e la nascita di uno spazio destinato esclusivamente al teatro, in una realtà in cui al Corso e al Toniolo prosa e avanspettacolo dovevano ritagliarsi piccolissimi spazi in una programmazione destinata prepotentemente al cinema, aveva un sapore rivoluzionario.

Del resto i nomi che fecero la loro comparsa nei cartelloni del piccolissimo spazio, poco più di una settantina i posti a sedere, prima Roberto Benigni, poi Marco Paolini, documentano il significato della svolta introdotta nella vita culturale cittadina dalla presenza del Teatro della Murata e del gruppo di appassionati che si raccolse intorno a Franco De Maestri. Assieme al poi più noto Tag Teatro, che operava nel Teatro alla Giustizia, vicino alla stazione di Mestre e, che si sarebbe poi indirizzato sulla Commedia dell’arte, sono stati il simbolo di vivacità culturale e spirito di iniziativa favoriti dalla preponderante presenza giovanile nella Mestre di allora e dal clima che in quel decennio percorreva l’intero Paese.

La chiusura del teatro si inquadra nel contesto del sempre maggior degrado che investe il centro di Mestre: non bastavano i negozi, ora anche i luoghi di aggregazione in cui come spettatori o allievi si sono avvicinati al teatro generazioni di mestrini.

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