Il Comune le fece mobbing Risarcita con 70 mila euro
Impiegata vince una causa di lavoro e ottiene un risarcimento da 31 mila euro contro il Comune di San Donà. Daniela Pancino ha così ottenuto giustizia dopo il demansionamento nel suo incarico, seguito all'insediamento dell'amministrazione comunale di centrodestra. Era nella segreteria del sindaco Vasco Magnolato, preparata e professionale, grazie anche a corsi specifici sull'organizzazione di eventi e cerimonie ufficiali. Non una semplice impiegata che tiene l'agenda del sindaco o risponde al telefono per tutta la giornata lavorativa. Con l'insediamento della nuova giunta comunale di centrodestra, a guida di Francesca Zaccariotto, Pancino era stata trasferita in altro ufficio non senza tensioni. Per un periodo era stata seduta dietro a una scrivania sotto una scala, in un angolo del Comune, dove anche altri consiglieri comunali avevano notato una forma di discriminazione e umiliazione. Il suo caso aveva fatto discutere e si era inserito nelle polemiche sul mobbing che avevano dato una scossa al Comune, iniziando precisamente da Marco Pasetto. L'ex ufficiale della polizia locale, caposervizio della polizia amministrativa e vice comandante, era a sua volta arrivato a San Donà, durante l'amministrazione di centrosinistra, per reggere un giorno il comando del corpo, poi sorpassato in corsa da Daniela Sellan, che arrivava da Treviso. Aveva denunciato il Comune per mobbing, poi era stato coinvolto in molti altri scontri seguiti a ripetute sospensioni fino a licenziamento. I casi di mobbing si erano moltiplicati e anche altri dipendenti comunali avevano proceduto con segnalazioni e denunce. La stessa moglie di Pasetto, Barbara Maggioli, agente della polizia locale, è ora coinvolta in un' altra vicenda molto simile, già più volte sospesa dopo che era stata trasferita in biblioteca civica. Pancino, moglie dell'ex sindaco di Noventa, Loris Merli, era diventata un caso emblematico della situazione in cui si trovava una parte del personale in Comune. Difesa dall'avvocato, Francesco Furlan, ha dimostrato di aver svolto funzioni inferiori al suo livello D1. Il Comune la deve reintegrare nelle sue mansioni o equivalenti. Ma il Comune è stato condannato contestualmente anche a risarcire la ricorrente dei danni biologico e morale per 31.080 euro, oltre alla rivalutazione monetaria e agli interessi, quindi la refusione delle spese legali per altri 7 mila euro. Il risarcimento comprende anche il danno patrimoniale che fa salire la somma a circa 70 mila euro.
Giovanni Cagnassi
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