Il Comune entra negli alloggi di Keke Pan
Le stanze sono rimaste così come erano il 2 maggio del 2013, quando scattò il maxi blitz della Guardia di Finanza che, con una raffica di sigilli e arresti, mise fine al potere di Luca Keke Pan sul quartiere della stazione di Mestre. Nell’ex centro massaggi di via Piave 145, a fianco del palazzo “giallo” del civico 161, oggi mezzo vuoto, ci sono ancora lenzuola abbandonate sui lettini da massaggio che nascondevano una fiorente attività di prostituzione, vasche da bagno in legno, cosmetici e pomate. Nell’area estetica, i vasi sono rimasti aperti e la ceretta si è seccata. È come se il tempo si fosse fermato e invece le cose sono cambiate. Ieri ad “irrompere” nell’ex centro massaggi, sotto sequestro, sono stati il vicesindaco di Venezia, Sandro Simionato, i responsabili del servizio Protezione Sociale Marino Costantini e Claudio Donadel assieme ad un gruppo di operatori del numero verde e del servizio comunale contro la tratta, di Etam e Riduzione del danno. Il “braccio operativo” delle Politiche sociali del Comune. L’ex centro massaggi di via Piave 145 e altri appartamenti all’ultimo piano del palazzo al civico 161 saranno infatti utilizzati dal Comune come sedi della Protezione sociale e dell’unità operativa di intervento. «Da luoghi di sfruttamento, sessuale e lavorativo, a punti di incontro pubblici e di erogazione di servizi per l’intera collettività. Per via Piave, ma direi per tutta la città, si apre una fase completamente nuova, di riqualificazione sociale e urbanistica, sicuramente complicata da gestire, ma di cui il Comune di Venezia, insieme ai cittadini, vuole essere protagonista», ha detto ieri Simionato. L’Agenzia nazionale che gestisce i beni sotto sequestro per reati di mafia ha affidato al Comune di Venezia i 26 immobili (15 appartamenti, 5 negozi e 5 uffici più alcuni magazzini) sequestrati al boss cinese Luca Keke Pan, sotto processo. Immobili che hanno un valore complessivo di 12 milioni di euro e che nel giro di 5 anni potranno essere confiscati.
Per vastità degli immobili coinvolti, si tratta di un caso unico in Italia: finora i beni mafiosi confiscati sono stati ville o campagne o terreni. A Mestre invece ci sono i 2 appartamenti al civico 161 A, sei al 161B, 5 al 143A, l’ex centro massaggi al 145, un appartamento al 127, due uffici al 161, che fungevano da centro di smistamento dei clandestini. Decisiva la collaboraborazione del Tribunale di Venezia che la scorsa settimana ha consegnato le chiavi al Comune. «Per il Comune comporta», dice Simionato, «una spesa di 120 mila euro l’anno per le locazioni degli immobili, più 600 mila euro, diluiti in 5 anni, per interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione degli immobili. Alcuni saranno occupati da servizi del Comune, altri saranno assegnati per l’utilizzo pubblico, sulla base di progetti condivisi che ci stanno già pervenendo e che saranno assegnati velocemente attraverso dei bandi». Padri separati, studenti universitari, cooperative sociali che si occupano di emergenza abitativa si sono già fatti avanti per occupare, ad affitto zero, gli appartamenti e i negozi. E contribuire a cambiare il volto di via Piave. «Il Comune si farà carico dell’affitto, i lavori di piccola manutenzione saranno di competenza degli assegnatari», continua il vicesindaco. Nel giro di due mesi gli spazi saranno pronti per i traslochi dei servizi comunali delle Politiche sociali, coinvolte una quarantina di persone.
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