Il coltello ripulito prima di essere gettato

La difesa di Silvano Maritan insiste sulla legittima difesa. Eseguita ieri l’autopsia sul corpo di Alessandro Lovisetto

VENEZIA. In attesa dei risultati del laboratorio dei carabinieri del Ris di Parma, è stata compiuta nel tardo pomeriggio di ieri l’autopsia sul corpo di Alessandro Lovisetto, il 53enne di San Donà morto per la coltellata alla gola sferrata da Silvano Maritan. L’hanno eseguita i medici legali di Mestre Silvano Zancaner e Cristina Mazzarolo, alla presenza del consulente nominato dai difensori, il medico legale trevigiano Ilan Brauner, e di quello della parte offesa, il medico legale di Udine Massimiliano Mansutti. Ieri, infatti, i figli di Lovisetto hanno incaricato l’avvocato Andrea Faraon di scegliere un consulente perché puntano a costituirsi parte civile contro chi ha ucciso il loro padre.

I risultati dell’esame autoptico si conosceranno soltanto tra sessanta giorni, ma Cristina Mazzarolo aveva già compiuto, immediatamente dopo l’omicidio, un’ispezione sul cadavere e aveva segnalato la presenza di due ferite da coltello: quella mortale alla gola e una seconda, meno profonda al viso.

La difesa punta alla legittima difesa e soprattutto al fatto che il coltello non apparteneva al boss del Veneto Orientale ma a estrarlo sarebbe stato Lovisetto. Una circostanza smentita da ben tre testimoni che hanno assistito all’aggressione e all’accoltellamento: tutti sostengono che a tirar fuori dalla tasca l’arma del delitto sarebbe stato Maritan. Toccherà ai laboratori del Ris dare l’ultimo responso, ma non è escluso che sul manico del coltello non ci siano le impronte né della vittima, né dell’omicida. L’arma, infatti, prima di essere gettata dentro un cestino per i rifiuti è stata ben ripulita dallo stesso Maritan. Se questo fosse l’esito degli esami di laboratorio, la prova sarebbe neutra, cioè non sarebbe favorevole né alla rappresentante della Procura, né dai difensori, gli avvocati Giovanni Gentili e Giovanni Belsito. Resterebbe da un lato il racconto dei tre testimoni che sostengono di aver visto, dall’altro le dichiarazioni dell’indagato, il quale sostiene di aver raccolto il coltello da terra dopo che Lovisetto l’aveva estratto dalla tasca.

Per ora, gli avvocati di Maritan non sembrano intenzionati a presentare ricorso al Tribunale del riesame: probabilmente intendono farlo dopo essere venuti a conoscenza dei risultati degli esami di laboratorio, soprattutto se fossero a loro favorevoli per quanto riguarda le impronte. Potrebbero, comunque, avanzare l’istanza di arresti domiciliari, così come hanno fatto immediatamente dopo l’interrogatorio di garanzia davanti alla giudice Roberta Marchiori, puntando non tanto sull’insufficienza o la gravità degli indizi nei confronti del loro cliente, bensì sulla misura cautelare del carcere, chiedendo che sia posto almeno agli arresti domiciliari, anche ricordando la sua età avanzata (Maritan ha 70 anni).

Giorgio Cecchetti

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