«Il “Coco cinese” favorì Vito Galatolo»
Otello Novello, un tempo conosciuto con il soprannome di “Coco cinese” e ora imprenditore nel settore dei trasporti lagunari al Tronchetto, rischia il processo per un reato grave: concorso esterno in associazione di stampo mafioso. Per lui e per uno dei suoi più stretti collaboratori, infatti, il pubblico ministero antimafia di Venezia Giovanni Zorzi ha depositato gli atti dell’indagine, che è conclusa, e si appresta a chiedere il giudizio.
Ieri, in un comunicato, il procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito ha spiegato che i due veneziani avrebbero «favorito l’azione criminosa del boss palermitano Vito Galatolo, attività svoltasi anche in Veneto» (Galatolo ha abitato a Mestre dal 18 agosto 2010 al 23 giugno 2014). Da ricordare, in particolare, che l’ex boss, da tempo è divenuto collaboratore di giustizia, nello scorso mese di settembre è stato condannato a quattro anni e quattro mesi per due rapine (una tentata l’altra riuscita) commesse da alcuni suoi amici veneziani.
Non l’unica, ma sicuramente una prova schiacciante del rapporto tra Novello e Galatolo, sono stati gli orecchini che il boss mafioso dell’Acqua Santa ha regalato alla signora Sandra la moglie dell’imprenditore veneziano. Gioielli che i carabinieri del Ros, che hanno condotto le indagini, hanno sequestrato nel gennaio scorso. Quegli orecchini non sarebbero stati un regalo qualsiasi, ma erano stati offerti alla signora dopo che la coppia veneziana era stata invitata al battesimo a fare da padrino e da madrina al figlio più piccolo di Galatolo. Un omaggio, dunque, per ringraziarli di aver accettato quel ruolo, che per le famiglie in Sicilia assume una particolare importanza. Nel fascicolo del Tribunale è finita anche un'intercettazione telefonica in cui la signora Sandra racconta che deve nascondere tutto «visto che potrebbero arrivare i carabinieri per una perquisizione».
Galatolo e anche il figlio maggiore erano stati assunti nelle società di Novello in qualità di manutentori. L'imprenditore veneziano con le sue società, la "Canal Grande srl" e la "Travel Venice srl", gestisce sedici lancioni per trasporti turistici lagunari. Proprio per questo i carabinieri veneti del Ros hanno avviato accertamenti sui rapporti tra il boss palermitano e l'imprenditore veneziano e oltre due anni fa avevano eseguito una ventina di perquisizioni negli uffici e nelle case di undici persone, compreso colui per il quale il pm ha depositato gli atti (per gli altri evidentemente ha chiesto o chiederà l’archiviazione). I militari erano andati a far visita a Otello Novello, già condannato a un anno e otto mesi di reclusione per concorrenza sleale, al cognato Maurizio Greggio, al comandante Flauto Donato e sua figlia, ai veneziani Fabiano Bullo e Stefano Franzanchini, ai siciliani Salvatore Caponnetto e a Pasquale Fantaci, il primo residente a Mirano, il secondo a Mestre.
Il "Coco cinese"il 5 febbraio 2015 si era presentato al pm Zorzi con i suoi difensori, gli avvocati Antonio Franchini e Massimiliano Cristofoli Pratt e aveva spiegato come aveva conosciuto Galatolo e per quale motivo se l'era portato in azienda, prima lui e poi il figlio. «Me lo ha presentato un conoscente comune, un siciliano trapiantato a Venezia», avrebbe sostenuto, riferendo anche il nome e il cognome del mediatore, aggiungendo che prima del suo primo arresto non sapeva chi era davvero.
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