Il cinema a Venezia racconta il mondo mentre tutto cambia

Una guida ragionata all’edizione numero 75 che si aprirà mercoledì prossimo. Da Netflix alla nuova fantascienza passando per Orson Welles e la Redgrave
THE BALLAD OF BUSTER SCRUGGS dei fratelli Coen
THE BALLAD OF BUSTER SCRUGGS dei fratelli Coen

Che fare quando il mondo è in fiamme? Prendendo in prestito il titolo del documentario di Roberto Minervini sui rigurgiti del razzismo in America, uno dei tre film italiani in concorso al Festival Venezia 75 (29 agosto - 8 settembre) sembra riflettere, filtrato dallo sguardo d'autore dei cineasti, proprio questo in termini di politica, emergenza migranti, condizione femminile, ambiente. Non solo, il tema del cambiamento è anche al centro del cinema stesso come linguaggio e soprattutto fruizione: un cinema che trova altre strade per farsi vedere, per avvicinare il pubblico (come le nuove piattaforme streaming Netflix, Amazon) e che il festival accoglie senza le barricate (anacronistiche? corporative?) di Cannes.

L'era digitale, che pure produce sperimentazioni cinematografiche inedite come i film in realtà virtuale (un concorso parallelo, per il secondo anno) e una sala web dove vedere 18 film (anche titoli attesi come l'Armadillo di Scaringi, Camorra di Patierno, Gipi) in anteprima contemporanea mondiale, produce anche l'imbarazzo dei commenti sui social per arginare i quali la stampa è chiamata più degli altri anni a rispettare embarghi.
Venezia 75 in connessione con l'aria del tempo lascia sperare in un'edizione monstre in base al programma sin dall'apertura il 29 agosto (assente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in segno di lutto per Genova e il Pollino) con First Man di Damien Chazelle con Ryan Gosling sul primo uomo sulla Luna Neil Armstrong e la consegna del Leone d'oro alla carriera a Vanessa Redgrave.

Ecco una guida
Politica. Si va dalle lacerazioni a Mosul dove bambini cresciuti con e contro l'Isis sono le prime vittime di una ricostruzione in Iraq tutta ancora da vedere in Isis, Tomorrow di Francesca Mannocchi e Alessio Romenzi (Fuori Concorso) e The Day I Lost My Shadow di Soudade Kaadan sulla condizione femminile (Orizzonti), alla discussa politica di Trump con American Dharma di Errol Morris, dialogo con l'ideologo destra radicale del presidente Usa Stephen K. Bannon (e anche della Lega italiana) (Fuori Concorso) e Monrovia, Indiana di Frederick Wiseman, viaggio nella provincia più lontana che ha fatto vincere Trump.
Dal fantomatico colpo di stato in Turchia in The Announcement di Mahmut Fazi Coskun (Orizzonti), al leader uruguayano Mujica EL PEPE cui Emir Kusturica ha dedicato un documentario (Orizzonti). È politica anche Che Fare Quando Il Mondo È In Fiamme? di Roberto Minervini (concorso) sulla comunità afroamericana di New Orleans colpita dal rinato Ku Klux Klan. E Sulla Mia Pelle di Alessio Cremonini (Orizzonti) sugli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi (Alessandro Borghi) e sulla lotta della sorella (Jasmine Trinca) per la verità.

Italiani. La Capri-Revolution di Mario Martone sulla comunità proto hippy degli anni '10 e il suo fascino su una giovane pastorella isolana, il remake del cult di Dario Argento Suspiria girato da Luca Guadagnino con Dakota Johnson e Tilda Swinton al cubo (tre ruoli camaleontici) e Che fare quando il mondo è in fiamme? di Roberto Minervini sulla eterna questione razziale americana sono il terzetto in gara per il Leone d'oro di
Venezia 75, portabandiera italiano di una squadra di 24 che comprende autori come Saverio Costanzo per uno degli eventi più atteso in assoluto a livello internazionale, la premiere dell'amica Geniale dalla saga di Elena Ferrante e come l'attrice/regista Valeria Bruni Tedeschi con la storia di famiglia I Villeggianti (Orizzonti, fiction).

Generi d'autore. Tra le cose più «curiose» la presenza di moltissimi film di genere realizzati da autori. Per restare al concorso il western europeo con buone dosi di ironia The Sisters Brothers di Jacques Audiard con Joaquin Phoenix e John C. Reilly, l'altro western dei Coen The Ballad Of Buster Scruggs con un cast che va da James Franco e Liam Neeson a Tom Waits, allo stesso horror di Guadagnino ai film in costume come The Favourite di Yorgos Lanthimos.
Netflix e altre piattaforme. Sono i nuovi leader della produzione cinematografica e «ignorarli o ostacolarli come fa il festival di Cannes, applicando la legge francese, non è compito di un festival in assenza di leggi specifiche italiane» dice il direttore Alberto Barbera. Come Alfonso Cuaron in gara e già favorito con l'attesa nuova opera dopo gli oscar di Gravity, Roma, storia della sua adolescenza negli anni '70 in una Città del Messico in bianco e nero, i Coen (entrambi Netflix, come l'ultimo film di Orson Welles) e Mike Leigh in gara con Peterloo (prodotto da Amazon, in sala con Academy Two.

Gli 'Scoop' del Lido e i grandi ritorni. I cinefili non vedono l'ora: l'incompiuto del grande Welles è in assoluto tra le cose più attese, The Other Side Of The Wind, a 30 anni dalla sua morte finalmente completato con l'approvazione dei familiari e di Peter Bogdanovich che era stato incaricato dal regista della missione. C'è poi il tedesco Florian Henckel Von Donnersmarck in concorso con Opera Senza Autore, una nuova riflessione sulla Germania e il suo passato che non passa ad anni dal magnifico Le vite degli altri, l'artista regista Julian Schnabel At Eternity's Gate su Van Gogh, il cinese Zhag Yimou in Shadow (fuori Concorso).
 

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