Il cicloturismo ha già puntato su Mestre
«A voi sembrerà strano e impossibile ma i nostri clienti, quando ci lasciano i loro commenti post vacanza, tra i posti che hanno apprezzato di più mettono non solo Bassano ma anche Mestre che ritengono una sosta interessante e piacevole. E c’è chi a piazza San Marco ha preferito la visita al museo della giostra di Bergantino (Rovigo) ritenendo quello un ricordo indelebile».
Il vicentino Pierpaolo Romio è il fondatore di “Zeppelin Girolibero”, uno dei principali tour operator italiani che si occupano di cicloturismo. Attiva dal 1998, oggi conta 1.200 biciclette e vanta un catalogo con oltre 200 itinerari nel mondo e in Italia. E molti dei tour toccano o si fermano a Venezia.
Turismo lento ma ricco. «Chiariamoci subito, quando si parla di cicloturismo tutti pensano agli ex scout che montano in bici con lo zainetto e via, viaggiano spartani. Oppure si pensa siano degli alternativi. Niente affatto. Il cicloturismo europeo oggi prevede che si fornisca al cliente oltre al pacchetto di località da visitare, anche il trasporto dei bagagli. E i turisti, sia che arrivino da New York o Francoforte, arrivano carichi di trolley. Nel 90 per cento dei casi siano noi a fornire anche le biciclette», ci spiega Romio. Anche al fondatore di “Girolibero” abbiamo chiesto un parere sull’apertura di nuovi alberghi e ostelli a Mestre, tema di attualità perché se lo sviluppo del turismo a Mestre può essere una occasione di rilancio economico, è anche vero che nel frattempo a Venezia il turismo soffoca la città e ora di parla di numero chiuso.
Operatori interessati. «Non penso che i nuovi alberghi vengano aperti solo pensando ai nostri cicloturisti», scherza Romio. «Bisogna analizzare caso per caso. Se i nuovi hotel logisticamente saranno ben piazzati sarà positivo non solo per chi arriva in auto o con i mezzi pubblici ma anche per i nostri clienti che sono particolarmente delicati. Scarso è invece il nostro interesse per l’apertura dell’ostello che non rientra nel nostro target», dice il tour operator. «Il cicloturismo in Veneto muove almeno 20 mila persone e noi con solo quattro tour assicuriamo in città come minimo seimila pernottamenti l’anno. Le nostre proposte comprendono quasi sempre un giorno di visita a Venezia. Ma la base per visitare la città è praticamente sempre Mestre che è più comoda per questo tipo di viaggiatori. I nostri clienti ritengono Mestre un luogo accogliente e piacevole. Di certo noi abbiamo sempre gli occhi puntati su Venezia: ci interessa capire quando finalmente sarà possibile arrivare in bicicletta al Tronchetto, in tutta sicurezza. Ma da lì è alquanto difficile arrivare con la bici fino all’albergo».
Turisti in aumento. Mai come la scorsa estate Mestre ha scoperto i turisti: 3 milioni di pernottamento l’anno in terraferma. E tanti quelli che usano la bicicletta, armati di caschetto e abbigliamento idoneo. Li si vede spesso attorno a piazza Ferretto. “ Girolibero” per esempio propone vari tour: da Mantova a Venezia con giri in bici e pernottamenti in barca; il Bolzano-Bassano-Venezia; il Venezia-Parenzo. Con i nuovi alberghi e con la pista da via Torino ai Pili e il Ponte della Libertà, il cicloturismo può crescere anche a Mestre, dicono gli operatori del settore.
Il governo investe. Il governo lo scorso anno ha deciso di investire nel cicloturismo che in Europa conta oltre 2 milioni di viaggi e 20 milioni di pernottamenti per un valore totale di 44 miliardi di euro. In Italia si potrebbe arrivare a 3,2 miliardi annui. Come? Attraverso le ciclovie, come la “Ven-To”, per andare in bicicletta da Venezia e Torino lungo il Po per 680 chilometri attraversando 121 comuni, 4 regioni, 12 province, e 242 località e paesaggi culturali. Al settore sono stati assegnati per il triennio 91 milioni di euro: 17 milioni per il 2016, 37 milioni per il 2017 e 37 milioni per il 2018. Segno che questo tipo di turismo, più lento e attento all’ambiente, è una risorsa economica che una città come Venezia non può sottovalutare. Mentre a Venezia è stato vietato anche di girare con le bici se non in alcuni tragitti.
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