Il Centenario chiude con 12 mila visitatori in poco più di 6 mesi
MARGHERA. Nel centenario della sua fondazione, Porto Marghera, con le sue fabbriche e banchine, ha aperto le porte alla città come mai aveva fatto prima, destando una inattesa curiosità. Ieri si è tenuto l’ultimo degli “itinerari guidati”, mentre la mostra nel padiglione Antares resta ancora aperta. In poco più di sei mesi, dal 16 ottobre dell’anno scorso, quando sono iniziati, a ieri, oltre 12 mila persone tra studenti con i loro docenti, professionisti e normali cittadini, hanno visitato la mostra storica allestita all’interno del Padiglione Antares del Parco Vega, partecipato ai vari convegni e visitato le banchine portuali e gli impianti produttivi ancora attivi e quelli dismessi, in via di demolizione, di messa in sicurezza ambientale o di bonifica.
La fondazione di Porto Marghera è formalmente avvenuta, con la posa della prima pietra, il 23 luglio 1917: una giornata storica per Venezia e la sua laguna, che segnò l’avvio della realizzazione del suo grande polo industriale e logistico interrando una parte delle valli lagunari meridionali (dove el mar ghe gera) per costruire fabbriche, banchine portuali, strade e ferrovie che nel corso degli ultimi decenni hanno visto chiudere interi cicli produttivi e ridurre gli occupati che negli anni Sessanta e Settanta erano oltre 40 mila, mentre oggi sono ancora presenti un migliaio di aziende, che occupano complessivamente poco più di 10 mila addetti dei quali solo 4 mila sono impiegati nelle industrie manifatturiere ancora attive.
Nei primi mesi delle celebrazioni per il Centenario della fondazione della più grande area industriale e portuale italiana e del Nord Europa le iscrizioni on line hanno registrato subito il “tutto esaurito” e ben 13 mila visualizzazioni nel sito internet appositamente allestito.
Più del 70 per cento di visitatori erano studenti delle scuole medie superiori veneziane e in qualche caso del trevigiano, con la possibilità di realizzare percorsi di alternanza scuola-lavoro e sostenere il confronto tra il mondo dell’impresa e quello della formazione, puntando sulle innovazioni e sulle nuove tecnologie utilizzate dalle aziende ancora attive, anche in tema di sicurezza e di rispetto ambientale. Il restante 30 per cento dei visitatori sono iscritti agli ordini professionali, associazioni e normali cittadini, tra i quali molti pensionati “nostalgici” che per decenni hanno lavorato negli impianti produttivi che ormai non ci sono più.
Grande e insperato successo hanno avuto gli “Itinerari guidati” nei terminal portuali del porto commerciale e industriale, nella bioraffineria dell’Eni e al Vecchio e Nuovo Petrolchimico per visitare gli stabilimenti ancora attivi e quelli in via di demolizione e messa in sicurezza.
Tutti gli itinerari guidati, la mostra nel Padiglione Antares e a Palazzo Ducale, lo spettacolo musicale e poetico nel Capannone del Petrolchimico e perfino il raggio laser puntato in cielo e le luci colorate volute dal sindaco Luigi Brugnaro, malgrado le critiche, per valorizzare quel lato di Venezia che Greenpeace, durante le sue campagne contro l’inquinamento causato dalle produzioni legate al ciclo del cloro (tutte chiuse da anni) chiamava “The dark site of Venice” (Il lato oscuro di Venezia).
Il tutto è stato reso concretamente possibile dal generoso stanziamento (500 mila euro) e dall’impegno diretto con i suoi dirigenti e dipendenti di Eni, del Parco tecnologico e scientifico Vega, del Comune e dell’Autorità Portuale.
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