Il caso Umberto I: «L’area vale 15 milioni? La acquisti il Comune»

La proposta dell’ex direttore dell’Urbanistica Girotto sull’ex ospedale: «La giunta ha le risorse, le motivazioni e il braccio operativo per poterlo fare»

MESTRE. «Se l’area dell’ex ospedale Umberto I oggi vale 15 milioni di euro se la prenda il Comune». A dirlo è un esperto come l’architetto Oscar Girotto, per anni direttore del settore Urbanistica in Comune. Dopo settimane di stallo in attesa delle sorti della proposta di concordato, valore 15 milioni, per il fallimento della Dng, offerti dai privati della Dream House di Martellago e su cui la maggioranza delle banche creditrici ha dato il via libera, con il silenzio assenso mentre due si sono dette contrarie, ecco un’idea dirompente.



«Se lo prenda il Comune». Girotto spiega: «L’area ha un’edificabilità di 63.480 metri quadri di superficie edificabile con destinazioni residenziale, commerciale e ricettivo-alberghiera. E vanno aggiunti gli edifici storici e le aree verdi che, per contratto stipulato nel 2013, tra Comune e Dng, devono essere ceduti al patrimonio comunale. Tale edificabilità fa corrispondere l’offerta odierna ad un valore unitario d’acquisto di circa 75 euro al metro cubo che renderebbe l’acquisto del compendio per il privato molto conveniente, anche nell’attuale critica situazione del mercato immobiliare. Ma tale convenienza deve valere anche per il Comune di Venezia. Perché il Comune dovrebbe inserirsi in una operazione immobiliare? Perché il Comune è creditore nei confronti della proprietà ed ha inoltre i tre elementi necessari che giustificano il suo intervento: una forte motivazione, le risorse economiche e gli strumenti operativi».

La motivazione è la «rigenerazione urbana del centro di Mestre» con azione anti-degrado, per «ripopolare il centro con nuclei di nuovi residenti offrendo nuove abitazioni, servizi e verde» e «per completare tre decenni di investimenti nell’arredo urbano». Girotto continua: «Le risorse economiche ci sono. Il “patto per Venezia” ha portato al Comune, nel Novembre 2016, 257 milioni di euro, di cui 110 milioni sono da utilizzare per interventi nel periodo 2014-2020. Di questi ultimi, ben 21 milioni sono destinati alla “riqualificazione di edifici e luoghi pubblici, di rilevanza socio-economica e contrasto all’illegalità nella terraferma di Venezia”».

Al progetto, dice l’architetto, si possono «aggiungere i 3 milioni di euro destinati dal “Patto” alla stazione di Mestre e che questa amministrazione ha “stornato” per la passerella ciclopedonale tra San Giuliano e la zona dei Pili che non appare intervento più rilevante». Infine lo strumento operativo c’è: ovvero l’Ive, società immobiliare del Comune, che «potrebbe garantire la realizzazione degli interventi edilizi nel compendio puntando al solo recupero dei costi anche utilizzando solo una parte dell’edificabilità», dice Girotto. E prosegue: «La gestione degli immobili potrebbe fornire al mercato immobiliare un’offerta calmierata sia per la vendita che per l’affitto di alloggi, anche mediante il social housing per favorire l’inserimento di nuova e giovane residenzialità in centro, fondi commerciali per le attività di vicinato, uffici e servizi pubblici».

«Sarebbe incomprensibile un atteggiamento inerte del Comune», continua Girotto, «che invece dovrebbe “riscuotere” le aree e gli edifici già ceduti dal privato in quanto tale opportunità consentirebbe di utilizzare da subito gli immobili storici affidandoli, in via temporanea, ad alcune delle centinaia di associazioni mestrine che potrebbero presidiare la zona e rianimare il centro con iniziative culturali, sportive e sociali, gradite ai cittadini rispetto all’abbandono attuale», conclude. Scelta da fare in fretta, con la città. —


 

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