Il caso Manca / Lucia soffocata o avvelenata: presto la verità
MARCON. La verità sulle cause della morte di Lucia Manca si conoscerà a giorni. Infatti entro venerdì il dottor Andrea Galassi, medico legale di Vicenza, depositerà l’esito degli esami relativi alla ricerca delle cause di morte della bancaria, i cui resti sono stati trovati il 7 ottobre sulla Valdastico a Cogollo del Cengio in provincia di Vicenza. Le cose fin qui certe sono che Lucia Manca è stata uccisa, che non si è suicidata gettandosi dal viadotto di Sant’Agata e che non è morta sparata. Restano due ipotesi: l’avvelenamento e il soffocamento. Difficile da dimostrare la prima, più facile da spiegare la seconda. Con il deposito della perizia del dottor Galassi le indagini, è inevitabile, subiranno una svolta. Infatti stabilite le modalità con le quali la donna è stata ammazzata il quadro indiziario a disposizione della procura di Venezia e dei carabinieri che si stanno occupando del caso da quando la donna, il 7 luglio dello scorso anno è sparita di casa, sarà decisamente più chiaro.
Da quando è stato stabilito che i resti trovati sotto al viadotto erano quelli di Lucia Manca gli investigatori, coordinati dal pm Francesca Crupi, non hanno mai avuto dubbi sul fatto che la donna fosse stata uccisa e che il cadavere era stato trasportato in quel posto da qualcuno.
Sui resti, il medico legale non ha riscontrato segni di violenza. Fin da subito chi indagava aveva ipotizzato che la donna fosse stata ammazzata per soffocamento o per avvelenamento. La prima ipotesi è la più probabile anche perché meno laboriosa da mettere in pratica e più consona a un delitto d’impeto come potrebbe essere stato questo. Ma su questo aspetto, omicidio premeditato o d’impeto, gli investigatori non possono ancora dire granchè considerato che non hanno ancora un responsabile. Se si è trattato di soffocamento è possibile che nella bocca della donna siano stati rinvenuti resti del materiale usato per impedirle di respirare.
Non è un mistero che molti indizi di questo caso siano a carico di Renzo Dekleva, il marito della donna. L’uomo, informatore farmaceutico, per ora, è indagato solo per essersi spacciato come laureato in medicina quando non ha mai conseguito il titolo. Gli investigatori dell’Arma sono convinti, innanzitutto, che Dekleva sa come sua moglie sia finita sotto quel viadotto. Ma per ora sono ancora indizi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia