Il caso Gaiatto si allarga venti denunce dai truffati di Napoli
PORTOGRUARO. Prime denunce di truffa anche da Napoli nel meridione d’Italia. Il caso Gaiatto travolge anche il Sud Italia. Luca Pavanetto, avvocato di riferimento dei truffati nel Veneto orientale, ha ricevuto diverse chiamate da persone residenti nel capoluogo della Campania.
«Ho spedito loro la documentazione. Si sono interessati alla vicenda leggendo le cronache», ammette Pavanetto, «dopo grandi momenti di titubanza si sono decisi finalmente a denunciare».
I truffati residenti a Napoli appartengono tutti a un ceto medio borghese. Non si tratta quindi di poveri delle periferie, ma di cittadini napoletani che vivono la loro vita dignitosamente e che hanno investito, chiaramente in maniera sbagliata, i loro guadagni. Anche per i napoletani truffati, che sono almeno una ventina, il canovaccio è stato simile a quello di molti altri casi. I risparmiatori sono stati convinti a investire da un loro familiare, dopo la riscossione iniziale del 10% degli interessi sul capitale investito (ovviamente sparito). È noto che in questo tipo di truffa sono stati i pagamenti iniziali quelli decisivi per convincere le persone a investire sempre più denaro.
Intanto dal punto di vista delle indagini non si muove poi molto. Un’azienda attiva nel mondo delle assicurazioni sta cercando di tutelarsi in merito al nuovo filone dell’inchiesta. «Infatti», spiega l’avvocato Pavanetto, «sappiamo per certo che uno dei fedelissimi di Gaiatto, dipendente di un istituto assicurativo, incassava i proventi delle polizze investendoli alla Venice Forex, lasciando scoperte le posizioni dei suoi clienti. Non si è mai parlato ancora abbastanza di questo aspetto. Attendiamo, nel merito, le mosse della Procura di Pordenone».
L’avvocato di Fabio Gaiatto, Massimo Bissi, attende le motivazioni del Tribunale del Riesame, che ha restituito la libertà a tutti, tranne a Fabio Gaiatto e a sua moglie Najima Romani. Il trader, nel frattempo, resta ristretto al carcere del Castello di Pordenone. «Decisamente è molto provato», ha riferito il suo nuovo legale, «in settimana lo andrò a trovare anche per stabilire le prossime mosse. Sono fiducioso che al mio cliente possa essere restituita presto anche la libertà».
Najima Romani resta invece ristretta ai domiciliari nella villa di Portovecchio sottoposta per giunta a sequestro per risarcire i clienti truffati, come disposto dai magistrati pordenonesi. –
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