Il Casinò tutti gli anni ospita 500 vip in hotel
VENEZIA. Sono circa cinquecento i clienti del Casinò di Venezia, cui la casa da gioco offre periodicamente l’ospitalità in alberghi del centro storico, convenzionati. Si tratta per la maggior parte di giocatori di “chemin de fer”, che in Italia si gioca praticamente solo a Venezia. La pratica di ospitare i clienti più affezionati alla casa da gioco e coloro che portano clienti, i cosiddetti “porter”, è diffusa in tutto il mondo. Non solo in Italia ma pure in altri paesi questi clienti e “collaboratori” vengono coccolati. La cosa ha fatto notizia in laguna perché tra questi clienti vip, ci sono alcune persone arrestate dalla Guardia di Finanza perché accusate di essere affiliate al clan camorristico dei Casalesi. Stando all’indagine della Dia dell’Aquila, i Casalesi venivano a Venezia per riciclare il ricavato del pizzo che pretendevano dagli operai impegnati nella ricostruzione dell’Aquila del dopo terremoto.
«È vero che anche le altre case da gioco ospitano i migliori clienti, ma rispetto a Venezia hanno dei propri alberghi. Noi qui invece siano convenzionati con hotel del centro storico e con i loro ristoranti - dice Giampiero Antonini del sindacato Usb -. Inoltre la casa da gioco dice di avere 500 ottimi clienti a cui offre ospitalità. Secondo noi sono trecento e poi non è conveniente investire per questi. Infatti si tratta quasi tutti di giocatori di “chemin de fer” che alle casse del Casinò porta all’incirca 1 milione e 300 mila euro. Se pensiamo che per garantire questo viene speso oltre un milione di euro, il gioco vale la candela? Secondo noi così come è organizzato no», conclude Antonini.
Il Casinò di Venezia, come tante altre case da gioco, praticamente tutte, ai clienti più affezionati a quelli che giocano in maniera più consistente offre ospitalità in alberghi convenzionati e di lusso. E qui sono stati trattati da veri signori i Casalesi, ad iniziare da Alfonso Di Tella, l'imprenditore di origini casertane che da trent'anni vive in Abruzzo e ora, secondo la Guardia di Finanza, al centro della struttura malavitosa che chiedeva il "pizzo" a una quarantina di operai impegnati nella ricostruzione dell'Aquila nel dopo terremoto. Di sicuro il casinò non sapeva chi erano queste persone, fino all'indagine che tre giorni fa, ha portato in carcere sette di loro. Di sicuro nessuna connivenza o comportamento illecito da parte della casa da gioco che si è trovata, inconsapevole, ad ospitare dei malavitosi. Gente che spendeva ai tavoli verdi, mangiava in rinomati ristoranti a base di pesce e poi, spesso, trascorreva la notte con costose escort.
E tutto questo sulle spalle di operai edili da cui pretendevano la metà dello stipendio, parte del tfr e pure i versamenti destinati alla cassa edile.
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