Il cartello dell’imprenditore Botti «Dobbiamo fare come Stacchio»

La provocazione del titolare della Palladio Marmi di Fusina che ha subìto un furto da centomila euro Il manifesto appeso all’ingresso dell’azienda: «È l’unico modo che abbiamo per poterci difendere»

VENEZIA. Quel furto avvenuto lo scorso 12 aprile nel piazzale della sua azienda non riesce proprio a digerirlo. Da giorni continua a rimuginare, con rabbia, sapendo che non riuscirà mai a rimettere le mani su quelle attrezzature fondamentali per il suo lavoro: un autocarro Iveco Daily con una gru nel cassone, un escavatore, due gruppi elettrogeni, una pinza e due ventose di sollevamento, e altre attrezzatura per un valore totale di centomila euro.

È per questo che Alberto Botti, il titolare della Palladio Marmi, azienda con sede a Fusina, ha pensato di dire la sua, e non si è risparmiato, nella forma e neppure nella sostanza. All’ingresso della sua azienda, in via della Fisica, ha fatto appendere un grande cartello sul quale ha fatto scrivere: «I nostri ospiti dell’Est ci hanno rubato mezzi e attrezzature. Le istituzioni non ci proteggono. Non ci resta che seguire l’esempio del benzinaio di Nanto». Firmato: «Botti Alberto, Palladio Marmi Srl». Il riferimento all’Est, spiega Botti, non è casuale, e non vuol essere razzista.

«Parlano i fatti. Il telepass ha registrato il passaggio del camion alla barriera dell’autostrada di Trieste-Lisert ed è abbastanza chiaro anche agli investigatori che i materiali rubati siano stati portati nei mercati dell’Est Europa. Qualcuno conosceva la mia azienda, sapeva che il furto sarebbe stato abbastanza facile, e che sarebbe riuscito a portare il materiale nell’Europa dell’Est prima che scattasse l’allarme».

Ma il richiamo che più fa discutere è quello che riguarda invece il benzinaio di Nanto, Graziano Stacchio, 65 anni, diventato suo malgrado il cow-boy del Nordest per aver sparato contro un gruppo di rapinatori che, il 3 febbraio, avevano assaltato la gioielleria di fronte alla sua stazione di servizio nel Vicentino. Stacchio aveva sparato in aria per allontanare i rapinatori, loro avevano risposto al fuoco, e lui a sua volta si era difeso, colpendone uno, Albano Cassol, ad una gamba, una ferita che poi si è rivelata mortale. Il suo gesto - lui ha spiegato di essere intervenuto a difesa della dipendente della gioielleria - è stato al centro di un lungo dibattito, a quanto pare non ancora concluso.

«Purtroppo non è bello da dire ma l’unica cosa che noi imprenditori possiamo fare è difenderci proprio come ha fatto Stacchio», dice Botti, «perché le istituzioni non possono più difenderci, e furti come quelli che ho subìto possono mettere in ginocchio un’azienda. Quale altra possibilità abbiamo noi cittadini di difenderci da predoni che non hanno paura di niente e di nessuno?».

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