Il Capodanno cinese nel nome dell’integrazione
MARGHERA. In occasione delle festività del Capodanno cinese, torna a Marghera domenica 2 febbraio, dopo la positiva esperienza dell’anno passato (rovinata solo in parte dalla pioggia torrenziale caduta nel tardo pomeriggio) la “festa delle luci” alla Cita. La giornata sarà l’occasione per unire in una festa unica le varie etnie presenti nell’area dell’entroterra veneziano con la maggior presenza di stranieri (uno ogni tre abitanti), a partire dallo spirito di amicizia e collaborazione che si instaura naturalmente tra bambini provenienti dalle realtà sociali più differenti.
Protagoniste della giornata, che si terrà nella parrocchia della Resurrezione di via Palladio alla Cita sotto la guida di don Nandino Capovilla, saranno le tradizionali lanterne illuminate, simbolo del Capodanno cinese, che si celebrerà proprio sabato, ma anche ricordo della Presentazione di Gesù al Tempio quaranta giorni dopo il Natale.
A partire dalle 15.30 la parrocchia della Cita ospiterà un laboratorio gratuito di costruzione di lanterne cinesi riservato ai bambini dai 6 ai 10 anni, ai quali, come unica richiesta, viene domandato di portare un piccolo vasetto di vetro per iniziare a costruire la propria lanterna. Dopo una piccola merenda offerta dalla parrocchia, alle 17.45 inizierà poi la sfilata delle lanterne, che verranno portate dai bambini stessi in processione attraverso le strade del quartiere, mentre l’invito rivolto al resto degli abitanti della Cita è quello di affacciarsi alle finestre per condividere lo spirito di fratellanza.
«In una sola festa», spiega don Nandino, «potremo conoscere e far conoscere le due importanti tradizioni che nel quartiere della Cita convivono da molti anni, ma che di solito restano chiuse nelle rispettive famiglie: quelle cinesi, con le lanterne accese alle porte delle case in attesa della visita dei parenti, e quelle cristiane, con la benedizione delle candele e l’invocazione alla luce per tutti. Domenica, invece, l’intenzione è quella di attraversare piazze e strade del quartiere assieme, per condividere lo stesso bisogno di bene che tutti i popoli esprimono in modi diversi. E nessuno meglio dei bambini può aiutare gli adulti, spesso irrigiditi da pregiudizi, a comprendersi e lavorare assieme per una duratura integrazione».
Massimo Tonizzo
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