Il capitano Sini lascia Chioggia: «Isola felice»

Dopo sette anni cambio della guardia al comando della compagnia dei carabinieri

CHIOGGIA. «Macché città delle “baruffe”. Chioggia è un’isola felice».

Dopo sette anni al comando della compagnia carabinieri di Chioggia, il capitano Antonello Sini conferma l'impressione che già ebbe modo di manifestare poco dopo il suo arrivo. Dal 10 settembre 2007 ad oggi, sono stati anni passati a combattere la micro criminalità, così come quella organizzata, con indubbi successi sul quest'ultimo fronte che costituisce quello più classico di impegno per le forze dell'ordine. «A Chioggia ho avuto molte soddisfazione, professionali e personali, grazie ai miei collaboratori nell’Arma, alla sinergia con le altre forze di polizia e all’intesa con gli amministratori di tutti gli 11 comuni in cui opera la Compagnia» dice Sini. Tra le varie indagni, che lui stesso ricorda, non si possono non citare l’operazione Newport, che ha permesso di stroncare un traffico di cocaina tra la Colombia e Chioggia; i 22 arresti eseguiti nell'ambito dell'operazione contro i Sinti di Marghera, responsabili di un gran numero di furti non solo in provincia di Venezia; l'arresto, in Riviera del Brenta, del violentatore seriale che aveva seminato il panico tra le donne della zona. Ci sono stati, poi i 12 arresti della cosiddetta Banda dei bancomat, nelle cui fila militavano esponenti dalla malavita rodigina e veneziana, “eredi”, per così dire, della banda Maniero. E si tratta sempre di episodi recenti. A scorrere le cronache degli anni passati si trovano anche altri casi, meno eclatanti, forse, ma non meno importanti dal punto di vista della sicurezza sociale. Ad esempio le decine di operazioni compiute contro il lavoro nero nei laboratori tessili e calzaturieri, per lo più cinesi, della Riviera del Brenta e del Cavarzerano, che hanno portato ad un sostanziale rientro nella legalità della maggior parte di queste attività. O ancora la caccia al piromane di Sottomarina, durata mesi, per la oggettiva difficoltà di star dietro agli incendi casuali dei cassonetti, ma conclusa con la cattura del colpevole. Quanto all’ “isola felice”, per quanto riguarda Chioggia, Sini sottolinea come la presenza di due sole vie di accesso (e, quindi, di fuga) la renda un obiettivo difficile per i cosiddetti “trasfertisti”, i rapinatori che vengono da fuori, i quali colpiscono meno che in altre realtà («la Riviera è tutta un'altra cosa») e quando lo fanno, quasi sempre, si fermano sulla Romea. E se l’altra faccia della medaglia è la fama di “baruffanti” dei chioggiotti, Sini evidenzia che «I nostri uffici sono sempre piena di gente che viene a rappresentarci le situazioni più disparate. Ma, molto spesso, riusciamoa risolvere le questioni con reciproche scuse, evitando la pesantezza di un procedimento giudiziario».

Non è il paradiso, ma è un buon segno.

Diego Degan

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia