«Il “buco” sarà Arena»

di Manuela Pivato
Cresce il numero dei biglietti venduti, aumentano gli accrediti ma, soprattutto, si rafforza la reputazione, che è poi «il patrimonio più importante», cosa difficilissima da conquistare e ancor più da conservare. È un presidente della Biennale di ottimo umore, in equilibrio tra il mandato in scadenza e quello che forse arriverà, consapevole di aver portato a casa «l’anno migliore» dal terrificante 2010 quando il Lido si presentò come una fetta di groviera con la voragine davanti al Casinò e il soffitto della sala stampa che faceva acqua. Nella medesima incertezza gli siede di fronte all’incontro di metà festival il direttore Alberto Barbera, anch’egli in scadenza, ma per il quale pare certa almeno la proroga di un anno. Certo che resterebbe, ma senza i piccoli incidenti come il 3D della prima sera e con un filmone davvero filmone per l’apertura, che quest’anno avrebbe potuto essere, ma non fu, “The walk” di Zemeckis. «Cosa farò se sarò confermato per altri quattro anni? So solo quello che farò nei prossimi mesi, come ad esempio occuparmi del “buco”, la cui profondità è diminuita di 3 millimetri» scherza Baratta «sono in corso trattative con l’amministrazione comunale per trasformarlo in un’area simile a quella della nuova Arena nel giardino del Casinò che sta facendo il tutto esaurito». Qui non scherza. Il nuovo spazio sotto gli alberi ha attirato cinefili e cacciatori di autografi facendo crescere l’affetto per un festival che ha registrato un incremento del 9% dei biglietti rispetto all’anno scorso e del 22% rispetto al 2013 con 22 mila ingressi venduti nei primi cinque giorni di Mostra. In leggero calo gli abbonamenti all’intero festival (-3%) mentre aumentano quelli a blocchi. Diminuiscono i biglietti omaggio (-2,4%), gli accrediti sono 6.800, vola l’acquisto dei biglietti online e per la sala web (+40%) anche se il presidente avverte: «Come si dice? Less internet, more Cabernet. Più internet ci sarà, più la gente avrà bisogno d’incontrarsi». Quello che la contabilità non dice è il lavoro sottotraccia per tener viva l’onorabilità della Mostra. «Siamo in navigazione - dice - ma dobbiamo stare attenti ai siluri che arrivano da ogni parte del mondo poiché la concorrenza è sempre in agguato». Anche per questo Baratta preme più che mai per riavere l’hotel Des Bains, «la Costa Concordia del Lido», anche se «la fumata è ancora grigia».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia