Il “buco” della Demont si allarga slitta l’assemblea dei creditori

L’Agenzia delle Entrate ha accertato un credito ulteriore di un milione di euro da parte della società con sede in via Torino che ha chiesto al tribunale il concordato preventivo per evitare il fallimento
Di Giorgio Cecchetti
via Torino 180 Mestre, sede di Demont Group
via Torino 180 Mestre, sede di Demont Group

L’Agenzia delle Entrate ha rivisto i conti e anche grazie ai controlli dei finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria ha contestato alla Demont Group srl, la società con sede in via Torino a Mestre e che si occupava tra l’altro di demolizioni di impianti industriali, bonifiche e messe in sicurezza ambientale, un ulteriore credito di un milione di euro nei confronti dell’Erario. Così, il commissario nominato dal Tribunale di Venezia, il commercialista Renzo Bortolussi, ha chiesto e ottenuto un rinvio per l’assemblea dei creditori davanti alla quale dovrà leggere la sua relazione sullo stato dei conti della società in vista dell’approvazione o meno da parte dei giudici del concordato preventivo chiesto dai vertici del gruppo industriale mestrino lo scorso anno. L’incontro è stato spostato al 22 luglio prossimo.

Poco più di due mesi fa, negli uffici della società, che fa capo alla famiglia Girotto, erano arrivati anche i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Milano, che se n’erano andati con alcuni scatoloni pieni di documenti contabili. Si tratta di un’indagine della Procura del capoluogo lombardo su un giro di fatture per operazioni inesistenti. Nei giorni scorsi, intanto, i consulenti dei Girotto, il commercialista veneziano Alessandro Danesin e quello mestrino Luca Corrò, hanno depositato in Tribunale il piano di salvataggio della società i cui vertici nell'ottobre scorso hanno presentato la richiesta di concordato preventivo per evitare il fallimento a causa di un passivo di 25 milioni di euro. I giudici veneziani avevano nominato commissario Bortolussi, che dovrà esprimere la sua valutazione sul piano comunicandola ai creditori, poi la parola passerà nuovamente al Tribunale lagunare, che dovrà dare il via libera o meno alla procedura. Nel frattempo, però, una società satellite è stata dichiarata fallita: a febbraio, infatti, aveva chiuso i battenti la Demont Ambiente srl, quelle che stava lavorando nell’area industriale dismessa di Syndial (Eni) e Montefibre a Marghera. Le banche hanno sospeso le linee di credito e ora i 45 dipendenti sono in cassa integrazione straordinaria.

Infine, non erano mancati i guai con la Procura per un ammanco di un milione e mezzo. Sotto inchiesta era finita la responsabile amministrativa: la sessantenne impiegata era stata segnalata al pubblico ministero Lucia D’Alessandro dagli investigatori del Nucleo di polizia tributaria per appropriazione indebita. Lavorava in via Torino da una trentina d’anni, anche se a capo della rete amministrativa era stata piazzata soltanto nel 2010. Ad appurare quello che aveva combinato sono stati i finanzieri del Nucleo durante una verifica fiscale. Avevano scoperto gli ammanchi dai conti correnti e la documentazione carente e addirittura falsificata malamente.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia