Il boss non usava mai il cellulare

Gianfilippo Boscolo scriveva “pizzini” e per gli scambi incontrava solo Tonello
FERRO - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - QUESTURA OPERAZIONE MOTO DRUGS. BOSCOLO GIANFILIPPO
FERRO - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - QUESTURA OPERAZIONE MOTO DRUGS. BOSCOLO GIANFILIPPO

PADOVA. È sposato con una donna di origine nomade e, formalmente, lavora al mercato ortofrutticolo di Padova nella ditta di import-export ereditata dal padre. Quasi nessuno a Saonara conosce Gianfilippo Boscolo: e i pochissimi che lo hanno conosciuto accettano di parlare di lui solo col vincolo dell’assoluto anonimato.

Anche se lo descrivono come una persona tranquilla, cortese e riservata: un insospettabile, insomma. Nato e sempre vissuto a Padova, il cinquantenne arrestato ieri con la pesante accusa di traffico internazionale di cocaina abitava da poco nella grande casa lungo la Strada dei Vivai. Una sistemazione provvisoria questa di Villatora, per Gianfilippo Boscolo: arrivato da Camin, sua precedente residenza, contava di trasferirsi a breve con la famiglia in quel di Legnaro, in un’altra abitazione di sua proprietà. Ben più nota risulta la famiglia d’origine di Gianfilippo Boscolo: era stato titolare di un grande stand al Mercato Ortofrutticolo di Padova.

I poliziotti della Mobile sono rimasti esterrefatti di fronte alla sua attenzione massima a ogni forma di comunicazione. Non aveva telefoni cellulari e se li usava, li chiedeva in prestito a persone ignare del tenore delle sue comunicazioni. In alcuni casi ha impartito ordini utilizzando addirittura i famosi “pizzini”, pezzi di carta in cui scriveva cifre e indicazioni.

Gianfilippo Boscolo era certo di avere la polizia alle calcagna. Sapeva che lo stavano tenendo d’occhio e per questo motivo calibrava anche le conversazioni con la figlia in auto. In un’occasione si è sbagliato e parlando con lei ha riferito di essere in partenza per la Spagna. Subito dopo si è reso conto di aver parlato troppo e, preoccupato dall’idea di essere intercettato, ha subito rettificato: “Macché Spagna, resto in zona”. Ha ribadito alla figlia con decisione.

Anche il tenore di vita era assolutamente normale. Mentre agli altri membri della banda piaceva la bella vita, lui se ne restava quasi sempre a casa. Non usava auto di grossa cilindrata e, se poteva, preferiva muoversi in moto. Giubbotto nero, casco nero, guanti neri: tutto assolutamente anonimo. Gli investigatori della Questura di Padova l’hanno seguito alla Guizza, all’Arcella, lungo la strada dei Vivai. Lo seguivano per raccogliere prove, per cercare di capire dove nascondeva la droga, dove incontrava gli acquirenti. Ma nella gestione di Gianfilippo Boscolo non c’era niente di tutto questo. L’unica persona che incontrava era Gianni Tonello che chiaramente aveva il divieto assoluto di parlare con altri. Incontri mordi e fuggi in mezzo al traffico della città. Scambi impercettibili: mazzette di soldi in cambio di panetti di coca purissima. Questa era la vera vita del commerciante di frutta e verdura. (e.fer.e p.ros.)

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