Il boom, poi la guerra in tribunale tra soci

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«Simone Dalla Libera è del tutto estraneo alla vicenda che ha originato il sequestro preventivo, tanto che è stato addirittura estromesso dalla società il 24 settembre 2014, proprio in ragione dei dissidi e delle critiche mosse a Michele Zanella per la gestione contabile e fiscale della società, svolta in via esclusiva dallo stesso Zanella». L’avvocato Fabio Pinelli definisce così il perimetro delle responsabilità, chiamando fuori il suo assistito dalla vicenda giudiziaria che ha portato all’indagine della Guardia di finanza. «Per il periodo nel quale è stato legale rappresentante, Dalla Libera si è sempre occupato della fase creativa del prodotto e non della parte gestoria, demandata al socio Zanella».
Ma come si è arrivati a questo? E chi è Simone Dalla Libera? Ecco la storia di questo miracolo economico del Nordest, per come ha potuto ricostruirla il mattino di Padova.
Simone Dalla Libera, 50 anni, ragioniere e perito commerciale originario di Vigonza, insieme a Michele Zanella, è socio fondatore dell’azienda Full Spot Spa. Aperta nel dicembre 2009 è una società che si occupa della produzione e commercializzazione di accessori moda (borse, orologi, occhiali, bracciali) a marchio Full Spot, O Bage, O Clock. Se inizialmente il rapporto tra i due sembra essere un matrimonio perfetto, con il tempo le cose iniziano ad incrinarsi finché non arriva il divorzio.
È il 2014 quando Dalla Libera, co-amministratore e presidente del Cda di Full Spot Spa, si rivolge all’avvocato civilista Ilario Giangrossi dello studio milanese Norton Rose Fulbright perché viene estromesso improvvisamente dalla gestione della società. «A riguardo, a gennaio 2016, c’era stato un lodo del collegio arbitrale che aveva riconosciuto che Simone Dalla Libera era stato estromesso dalla società illegittimamente», spiega l’avvocato Gianrossi, che ha seguito Dalla Libera dal 2014 al 2017. «I rapporti tra i due soci si erano ormai deteriorati. Tra Dalla Libera e Zanella rimaneva unicamente il vicolo delle partecipazioni societarie. Vincolo che si è chiuso nel 2017, quando il mio cliente è di fatto uscito dalla società vendendo tutte le sue quote».
Intanto nel 2015, nel bel mezzo della bufera, Simone Dalla Libera fonda insieme al designer Emanuele Magenta il marchio di borse e accessori Ju’Sto, con sede a Peraga di Vigonza. Un marchio che produce borse componibili e orologi di plastica. Un’idea mutuata dalla precedente esperienza, ovvero le borse O Bag e gli orologi O Clock. È a quel punto che si aggiungono nuovi problemi a una contesa già aspra. «Prima che si giungesse all’accordo del 2017, Full Spot Spa sosteneva che alcune borse Ju’sto violassero forme e design delle O bag». Anche questa vicenda finisce in aula. Il 24 dicembre 2016 il tribunale di Milano emana un’ordinanza di accoglimento di reclamo cautelare con cui riconosce tutela di disegno registrato e concorrenziale alle note O Bag nei confronti di alcune borse della Ju’sto. Ordina quindi alla Ju’sto di ritirare dal commercio le borse in questione, autorizza il sequestro di tutte tali borse e condanna Ju’sto al pagamento delle spese di lite per 13 mila euro.
«Alla fine le due cause, quella relativa al diritto societario e quella relativa alla proprietà intellettuale, si concludono con un accordo che definisce l’assetto societario di Full Spot e il passaggio del capitale sociale a Michele Zanella». Dopo una serie di contenziosi tra le parti si chiude così l’accordo che divide in maniera netta e definitiva i due soci.
Michele Zanella è difeso dall’avvocato Francesco Moschetti, ordinario dell’Università di Padova, che si limita a dire: «Parleranno i fatti». —
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