Il bicipark Cialdini resta vuoto Intorno c’è sosta selvaggia

Cinquanta centesimi al giorno sono considerati troppi: l’area attrezzata e custodita è snobbata L’assessore Boraso: «Volantini informativi e poi scatteranno le cesoie. Ma ne realizzerò altri due»
Di Mitia Chiarin
Agenzia Candussi, giornalista: Chiarin. Bici Park di Piazzale Cialdini e biciclette parcheggiate nel piazzale.
Agenzia Candussi, giornalista: Chiarin. Bici Park di Piazzale Cialdini e biciclette parcheggiate nel piazzale.

Mercoledì pomeriggio, piazzale Cialdini a Mestre. Biciclette parcheggiate sulle transenne attorno al piazzale, anche accanto alle piazzole di sosta del tram e sulla cancellata che delimita il Marzenego. Il bici-park aperto prima di Natale da Avm e Pmv, voluto dalla giunta Brugnaro per dare un servizio ai pendolari che salgono sui tram per Venezia e Marghera, invece è clamorosamente vuoto. Anche se parcheggiare la bici in uno spazio protetto da custode aperto dalle 6.30 del mattino fino alle 19.30 , costa appena 50 centesimi al giorno.

Dal 7 gennaio il parcheggio per le bici è a pagamento e il servizio, che comprende anche i primi tre bagni pubblici di Mestre (accessibili al costo di 50 centesimi, un terzo di quanto costano i bagni pubblici nel centro storico veneziano) si è svuotato.

Cinquanta posti per le biciclette, in una città dove è alto il numero di furti di due ruote, e dove tantissimi raccontano di aver subito furti a raffica di velocipedi, che restano vuoti mentre chi usa la bici parcheggia anche a ridosso della recinzione di legno che delimita l’area, rigorosamente all’esterno. Delle due l’una: o ai mestrini non interessa parcheggiare la bici senza controlli rischiando di vedersela portare via pur di non spendere 50 centesimi di euro per una giornata oppure chi parcheggia fuori dal parcheggio allestito dal Comune lo fa perché ritira la bicicletta magari dopo le 19.30 quando il parcheggio viene chiuso dal custode. Comunque una situazione al limite dell’assurdo. Che scatena la reazione dell’assessore alla Mobilità Renato Boraso: «Prendo atto che molti dei nostri concittadini non ce la fanno a pagare 50 centesimi al giorno, salvo poi lamentarsi di continuo dei furti di biciclette in città. Una situazione che mi amareggia e sconcerta. E allora bisogna fare educazione: partiremo a breve con un volantinaggio per spiegare ai cittadini che il decoro della città si combatte anche rispettando le norme, che dicono che le biciclette non si possono lasciare legate a qualsiasi palo ci sia in giro. Faremo informazione e poi, per chi non capisce che le regole si rispettano, è già pronta l’ordinanza per rimuovere tutte le biciclette che sono parcheggiate fuori dagli stalli consentiti, le rastrelliere per le biciclette».

Insomma prima arriveranno i volantini informativi, poi le cesoie, promette l’assessore. Boraso è talmente convinto che questi mini parcheggio biciclette siano una soluzione che è pronto a rilanciare e realizzarne, assieme ad Avm e Pmv, altri due: uno nel parcheggio della biblioteca di villa Erizzo (per realizzarlo bisognerà attendere la fine dei cantieri per l’ampliamento della biblioteca, prevista entro l’estate) e un altro nel grande parcheggio dell’ex Umberto I, dove parcheggiare l’auto tutto il giorno costa 1 euro.

Forse il problema sono le tariffe. Al bici park della stazione di Mestre, aperto dalle 6 alle 23, il costo è il medesimo, 50 centesimi al giorno. Forse il problema sono gli orari di apertura: la chiusura alle 19.30 potrebbe essere un deterrente per quanti tornano tardi dal lavoro da Venezia. Fatto sta che la “bici selvaggia” diventa un problema di decoro urbano: i cicli agganciati fuori dal parcheggio rischiano di provocare la dura reazione del Comune, pronto ad inviare la polizia Municipale armata di cesoie, come era capitato alcuni anni fa anche davanti alla stazione di Mestre. Chi la spunterà?

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