Il Balletto di Venezia torna dopo 35 anni: Alessio Carbone porta la danza in città

Il corpo di ballo formato da giovani talenti arriverà la prossima estate, la compagnia era stata fondata dal padre Giuseppe nel 1986, poi sciolta

Maria Ducoli
Alessio Carbone, veneziano, primo ballerino all'Opéra di Parigi
Alessio Carbone, veneziano, primo ballerino all'Opéra di Parigi

L’obiettivo è ambizioso: inondare Venezia di danza classica. Non si tratta, però, solo di uno scopo, di un fine da raggiungere: è anche e soprattutto un sogno, quello di Alessio Carbone, diplomato alla scuola di ballo della Scala di Milano e primo ballerino all’Opéra di Parigi.

È il desiderio di un figlio che vorrebbe riportare in vita quella compagnia, il Balletto di Venezia, che suo padre Giuseppe aveva fondato nel 1986, dopo lo scioglimento avvenuto qualche anno prima del corpo di ballo del teatro La Fenice. Il Balletto aveva ottenuto grandi successi sia in Italia che all’estero, ed era esistito per diversi anni.

«Il corpo di ballo della Fenice, di cui mio padre è stato direttore, è stato sciolto nel 1984. Venezia è da 35 anni che non ha una propria compagnia, ed è assurdo se pensiamo che abbiamo un teatro importantissimo» commenta Alessio. Dopo oltre vent’anni a Parigi, da quando è tornato a Venezia il ballerino non ha mai smesso di pensare che, forse, la danza classica avrebbe potuto essere riportata nella città d’acqua che, tra l’altro, tra il XVII e il XVIII secolo era considerata una delle capitali europee del balletto.

Il desiderio inizia a concretizzarsi dopo l’incontro con Gerardine Connolly, avvocata dublinese e membro del board che sosteneva la compagnia nazionale irlandese, ovvero quell’organismo formato da notai e avvocati che gestiscono i fondi dei corpi di ballo.

Alessio Carbone: "Sogno di invadere Venezia con la danza"

Connolly con Carbone condivide il sogno e l’amore per Venezia, altra protagonista insieme alla danza del progetto che sta prendendo una forma sempre più concreta. La prossima estate, infatti, arriveranno in centro storico un gruppo di giovani talenti, selezionati dal ballerino nelle migliori scuole europee, dalla Scala di Milano all’Opéra di Roma e Parigi, solo per citarne un paio.

«Oggi i ragazzi appena diplomati non riescono ad entrare subito nelle compagnie, perché manca loro esperienza. Noi, così, vorremmo dare la possibilità di farla» spiega Carbone, aggiungendo che per quest’anno i ballerini si fermeranno a Venezia solo per l’estate e alloggeranno nel patronato di San Trovaso, «ma l’obiettivo è quello di rendere il progetto stabile e articolarlo per tutto l’anno, trovando degli sponsor». Il sogno è quello di «invadere Venezia con la danza classica», facendo uscire il balletto dai teatri per portarlo nelle chiese, nei campi e, perché no, su una piattaforma galleggiante sull’acqua. E poi, in giro per l’Italia.

Intanto, nonostante siano giorni di mail e chiamate per prendere accordi con diverse realtà del territorio, alcune certezze ci sono già: i ballerini si esibiranno nella chiesa in campo San Vio, ma è già confermata anche un’esibizione al Versiliana Festival, a Marina di Pietrasanta, e il 5 luglio al Teatro Comunale di Vicenza. Il respiro è nazionale, ma il riflettore è puntato su Venezia, città d’arte e cultura e, perché no, magari anche di danza classica. «Se fonderemo la magia del balletto con lo splendore di Venezia, potremo ricreare qualcosa di speciale e soprattutto sarà un ritorno a quello che c’era prima, al passato glorioso della danza in questa città» commenta Connolly.

La rinascita del Balletto di Venezia sarà un piccolo bocciolo che si schiude nel segno di una nuova primavera, ma - e di questo Carbone ne è fermamente convinto - non si sta facendo abbastanza, in Italia, per la danza classica. «Dal 2017 non c’è una compagnia di ballo nemmeno all’Arena di Verona, fatta eccezione per quella che in estate accompagna la lirica, ma è un decoro. Sembra che per la danza classica non ci sia spazio».

Solo qualche mese fa, però, il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano ha proposto la condivisione di un corpo di ballo tra Verona e Venezia. Un’opzione percorribile? «Trent’anni anni fa anche mio padre fece questa proposta. Il risultato? A Verona scioperarono. In ogni caso, il problema è che manca un budget dedicato alla danza classica, servirebbero 2 o 3 milioni all’anno solo per tenere in piedi la compagnia, per pagare gli stipendi, hanno idea di cosa significhi?» chiede, non sapendo se ci sarà mai una risposta.

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