Il bagnino super tecnologico

LIDO. Di tempo ne è passato dalla nascita della balneazione organizzata in stabilimenti con capanne, con il primo esempio che ha visto protagonista proprio il Lido sul finire dell’Ottocento. Col passare degli anni si è evoluta anche la figura del bagnino di salvataggio. Benché il ruolo fosse fondamentale per la sicurezza delle spiagge, un tempo si trattava per lo più di pescatori con buoni propositi che, grazie alle proprie abilità nel vogare e nuotare, e alle conoscenze su mare, venti e maree, si prestavano al soccorre le persone in difficoltà. Oggi il bagnino si è evoluto attraverso scuole di formazione, patentini, leggi sempre più restrittive e attrezzature di livello tecnologico sempre più avanzato. Si è così passati dalle postazioni in sdraio su moli e pennelli, alle torrette in acciaio marino a riva, mentre dai “mosconi” si è arrivati alle barche a idrogetto e infine alle moto d’acqua, queste ultime da tempo già in dotazione alla Venezia Spiagge. Ma di mezzo ci sono pure le tecniche di rianimazione. Un tempo si guardava alla respirazione bocca a bocca o al massaggio cardiaco, pratiche che ora sono supportate da defibrillatori ultramoderni che i bagnini devono saper usare al meglio in pochi istanti per salvare una vita. «Siamo di fronte a gente super preparata», fa notare Mario Crevato, direttore della sezione veneziana della Società Nazionale di Salvamento, organismo che sovrintende ai corsi e alla preparazione dei bagnini per il salvataggio in mare. «Si può parlare ora di una vera e propria figura professionale che va ben oltre il saper nuotare e vogare. Un bagnino è il primo ad arrivare in spiaggia, ad annusare l’aria del mare, e se ne va solo dopo dieci ore di lavoro, sempre attento a scrutare il mare. Un lavoro duro che va svolto al meglio perchè in ballo c’è la vita delle persone». E in stabilimenti come quelli del Lido, nel corso degli anni si è creato anche un rappor- to molto speciale con la clientela. «Bene o male ogni anno tornano sempre le stesse persone, una situazione ben diversa da altri litorale», prosegue Crevato. «Qui ci sono ogni giorno sempre le stesse persone, e così si instaurano amicizie, e spesso c’è chi ti dice dove va a fare il bagno o ti chiede di controllare i suoi figli mentre nuotano. Il bagnino diventa ancor più un riferimento rispetto a quel che accade in zone da turismo di massa». Molti sono i corsi che si fanno, anche di aggiornamento, compresi quelli con il personale del Suem-118 per gli interventi di emergenza. «Per i tre mesi estivi c’è un enorme lavoro di preparazione che sta a monte», conclude il direttore dell’Sns di Venezia. «Va smitizzata la figura del bagnino playboy. O perlomeno non fa rima con il Lido e le nostre zone. Certo, se passa una bella donna, come tutti magari la si nota, ma qui viene prima di tutto la sicurezza e le leggi sono chiarissime. Ci si diverte fuori dalla spiaggia, non sulle torrette o in barca. E c’è una tradizione da difendere e magari ci sono delle vite da salvare». (s.b.)
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