Igor Vignotto, l’amarezza del campione: «Rudi e D’Este, solo un’alleanza di comodo»
VENEZIA. Dopo 25 anni di bandiere rosse, il grande campione non ci sarà. Igor Vignotto, classe 1970, da un quarto di secolo all’apice della voga veneta, è stato fermato dal medico, due mesi fa. Miocardite la diagnosi. Potrà ancora fare sport, «ma non più a livello agonistico». Per uno come lui, che ha vinto più di tutti e ha fatto della voga una missione e una ragione di vita, è un colpo duro da digerire. Ancor di più quando ha saputo, poche ore dopo lo «stop», che suo cugino Rudi, compagno di tante battaglie, si era messo con l’avversario di sempre, il buranello Giampaolo D’Este. 25 anni di polemiche e veleni cancellati in un attimo, in nome dello sport. Rivalità che non esistono più, tifoserie in parte soddisfatte, ma anche spiazzate.
Per il grande campione di Sant’Erasmo, 15 vittorie nei gondolini, sei volte primo alla regata a un remo di Murano e 20 a Pellestrina, è la fine di un’epoca. Igor fa il gondoliere come Rudi e come D’Este. Adesso il remo lo usa solo per portare nella sua gondola i turisti. L’amarezza è dipinta sul suo volto, che non sorride più.
Prima Regata Storica da spettatore, dopo 25 anni di duelli al vertice. Cosa si prova?
«Amarezza, tanta. Ne avevo saltata un’altra, per motivi personali, nel 2008. Ma stavolta è diverso».
Perché?
«Non potrò più vogare a livello agonistico, questo è sicuro. I medici mi hanno detto che la situazione è seria. Il motore può camminare, ma solo fino a un determinato numero di giri».
Dunque addio per sempre alle regate.
«Sì. Ho cominciato a vogare in Regata Storica nei gondolini con mio cugino quando avevo 18 anni. Sapere che devo smettere, da un giorno all’altro, è una cosa che mi ha fatto molto male. E mi ha fatto male anche vedere come si sono comportati certi campioni».
Suo cugino Rudi e Giampaolo D’Este si sono messi insieme dopo anni di polemiche. Qualcuno ha detto che ha vinto lo sport.
«Io non la penso affatto così. È stata un’alleanza di comodo, fino al giorno prima non si salutavano nemmeno. Io credo che la dignità sia un’altra cosa».
In nome dello sport si può anche cambiare la maglia. Succede in altre discipline.
«Certo, ma c’è un limite. Totti non può andare a giocare nella Lazio. Per vincere non si può rinnegare la propria storia».
Lei cosa avrebbe fatto al posto di Rudi? Avrebbe smesso di vogare per solidarietà?
«Poteva vogare con suo figlio Mattia, un campione emergente. Avrebbe fatto più bella figura. E la famiglia sarebbe rimasta unita. Così è vincere facile. Anche D’Este, se non sbaglio, ha detto che non avrebbe più vogato. Ha ritrovato la voglia quando io mi sono ammalato....».
L’amarezza forse gioca un ruolo in queste parole.
«È stato molto brutto il modo con cui è maturata questa nuova alleanza. Molti tifosi mi hanno espresso solidarietà. Il topo della mia famiglia a Pellestrina non c’era a seguire la regata, era la prima volta. L’orgoglio e la tradizione non si cancellano in un attimo».
Rudi ha detto che vuole vincere. E per vincere deve vogare con un compagno forte. Chi più di D’Este?
«Per me può anche vincere sempre, ma il mio giudizio non cambia».
Le capita di incrociare nei canali Rudi o D’Este?
«Certo che capita, ci si vede ogni giorno».
Vi salutate?
«No».
Cosa farà adesso Igor lontano dai riflettori?
«Il gondoliere. Continuerò a lavorare. Questa storia mi ha disgustato, come la voga. Mi dispiace, perché ci avevo dedicato una vita». —
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