I vongolari Cogevo aprono a Caorle nuovo capannone

CHIOGGIA. Vongolari fermi dal primo novembre all’11 dicembre per un fermo pesca deciso autonomamente dai Cogevo di Chioggia e Venezia. Una sorta di autotutela da parte dei pescatori per dare modo al...
CHIOGGIA. Vongolari fermi dal primo novembre all’11 dicembre per un fermo pesca deciso autonomamente dai Cogevo di Chioggia e Venezia. Una sorta di autotutela da parte dei pescatori per dare modo al prodotto di potersi riprodurre.


«Durante questo periodo», spiega il presidente del Cogevo di Chioggia, Michele Boscolo Marchi, «non siamo rimasti fermi. Con le nostre barche abbiamo svolto un’attività di ripopolamento, spostando il prodotto da parti più prolifiche verso zone meno popolate, anche perché le prime sentinelle del mare siamo proprio noi pescatori» . Il fermo biologico volontario rientra in un’ottica di calendarizzazione concordata con le altre marinerie. «Cerchiamo di gestire nel modo migliore», – continua il presidente, «le risorse del nostro mare, anche per non immettere nel mercato quote di pescato superiori alle richieste». Nel frattempo i vongolari aderenti alla O. P. Bivalvia Veneto saranno presenti oggi a Caorle all’inaugurazione di un nuovo capannone per la lavorazione del prodotto. «È un passo importante», conferma Michele Boscolo, «in quanto rappresenta una svolta nella nostra attività. Il nuovo capannone di Caorle, infatti, lavorerà il pescato affinché possa essere surgelato e quindi introdotto in altri mercati dove non si può arrivare con il prodotto fresco che ha una durata molto breve quantificabile in cinque massimo otto giorni. Questo ci permetterà di percorrere nuove strade, fermo restando che naturalmente il fresco rimane un punto fermo della nostra attività, mentre il surgelato ci permetterà di far fronte ad altre richieste che oggi non possiamo soddisfare» . Un occhio di riguardo i pescatori di vongole chioggiotte lo hanno rivolto negli ultimi anni anche alla pesca delle “capelonghe” , i cannolicchi, deliziosi molluschi tipici della tradizione culinaria veneziana e che popolano le coste sabbiose dell’Alto Adriatico. “Capelonghe” che però da qualche tempo sono scomparse dalle tavole venete. «Non sappiamo per quale motivo», continua ancora il presidente, «questo mollusco sia improvvisamente praticamente scomparso negli ultimi anni. Tuttavia proprio per questo stiamo monitorando la situazione».


Daniele Zennaro


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