I vini Botter alla conquista di Usa e Cina

La Casa vinicola di Fossalta di Piave in crescita grazie alle esportazioni e ora punta ad espandersi nei mercati forti 



«Nonostante il 2018 sia stato un anno un po’difficile per la scarsità della materia prima, con una vendemmia con quantitativi ridotti, e la situazione politica internazionale incerta nei mercati in cui siamo presente, abbiamo chiuso un nuovo anno in crescita». Annalisa Botter è la direttrice marketing della Casa vinicola Botter di Fossalta di Piave, uno dei maggiori esportatori di vini italiano nel mondo. Giovedì 7 febbraio (inizio ore 17, 30 nella sede di Confindustria Venezia-Rovigo a Marghera), intervistati dal direttore della Nuova di Venezia e Mestre Paolo Possamai, sarà uno dei protagonisti della tavola rotonda con Gianpietro Corbari (amministratore delegato di Gruppo Pam Panorama), Luigi Duò (presidente Cantiere Navale Vittoria) e Mauro Fanin (presidente e ad di Cereal Docks).

Annalisa Botter, quali sono i numeri della vostra azienda?

« “Nel 2018 la redditività si è confermata a livelli più che soddisfacenti: siamo cresciuti nei volumi del 2,5% rispetto al 2017, sfiorando le 90 milioni di bottiglie. In attesa dei dati ufficiali l’anno dovrebbe chiudersi con una crescita del fatturato del 8,5% attorno ai 200 milioni di euro, con una quota export al 98%».

Le vostre bottiglie sono distribuite in 77 paesi al mondo. Come state affrontando la delicata situazione internazionale?

«Il nostro principale mercato sono gli Usa, a seguire la Gran Bretagna. Con la Brexit siamo in attesa che il governo inglese decida, ma siamo abbastanza preparati per il dopo. In caso di “No deal” il problema ci sarà per tutti, con i prezzi che inevitabilmente si alzeranno. Ci stiamo focalizzando nei paesi fondamentali per la crescita, come Usa e Cina, dove contiamo di aumentare la nostra presenza con un maggiore presidio del mercato. Stiamo lavorando per la creazione di filiali negli Usa, anche per prepararci ad eventuali dazi. Anche in Cina, stiamo valutando una maggiore presenza commerciale. Lo scenario internazionale è comunque positivo per le nostre vendite».

Come coinvolgete il personale nell’evoluzione aziendale?

«Le persone sono determinanti nella nostra azienda. Porto sempre l’esempio di una squadra di calcio: se l’attaccante si prende la gloria del gol, è tutta la squadra che lavora insieme per raggiungere l’obiettivo. Così in azienda: serve il lavoro di tutti per raggiungere l’obiettivo, con la stessa determinazione ed entusiasmo. Noi ci siamo posti il problema di come coinvolgere le maestranze: abbiamo approvato uno strumento di partecipazione dei dipendenti ai risultati aziendali con riconoscimenti aggiuntivi a secondo dell’anzianità di servizio, oltre ai premi legati alla produttività».

La vostra famiglia ha aperto il capitale della società ad un fondo, cedendo il 22%: quali sono le motivazioni?

«Abbiamo aperto a un fondo consapevoli che per competere nel nostro settore nei prossimi anni serviranno numeri più grandi. Nel settore da anni assistiamo infatti ad una concentrazione di marchi. Con l’apporto di capitali esterni la nostra crescita avverrà per vie interne e valutiamo anche acquisizioni esterne. Da due mesi abbiamo un nuovo amministratore delegato Massimo Romani, con una lunga esperienza nel settore alimentare». —



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