I vetri di Carlo Scarpa alla Fondazione Cini
VENEZIA. Il 29 agosto apre al pubblico alla Fondazione Cini la mostra "Carlo Scarpa. Venini 1932–1947" a cura di Marino Barovier. L’esposizione ricostruisce attraverso più di trecento opere il percorso creativo di Carlo Scarpa negli anni in cui operò come direttore artistico per la vetreria Venini (dal 1932 al 1947).
Aperta fino al 29 novembre, dalle 10 alle 19 (ingresso libero, chiuso il mercoledì), la rassegna costituisce la prima iniziativa pubblica de «Le Stanze del Vetro», progetto culturale pluriennale avviato dalla Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con Pentagram Stiftung per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria veneziana del Novecento.
Il nuovo spazio espositivo. L’inaugurazione della mostra "Carlo Scarpa. Venini 1932–1947" coincide con l’apertura nell'isola di San Giorgio Maggiore di un nuovo spazio espositivo permanente, che ospiterà negli anni una serie di mostre monografiche e collettive dedicate ad artisti internazionali - contemporanei e non - che nell'arco della loro carriera hanno utilizzato il vetro come strumento originale d'espressione e mezzo di ricerca di una propria personale poetica. L’obiettivo è di mostrare le innumerevoli potenzialità di questa materia, e di riportare il vetro al centro del dibattito e della scena artistica internazionale.
L’edificio destinato alle esposizioni de«Le Stanze del Vetro» è situato nell’ala ovest dell’ex Convitto dell’isola di San Giorgio Maggiore e dispone di 650 metri quadrati di superficie espositiva. Oltre alle mostre, lo spazio ospiterà convegni, laboratori didattici e altri eventi dedicati al vetro. I lavori di riqualificazione dell’edificio, fino a oggi in disuso, sono stati affidati allo studio newyorchese di Annabelle Selldorf, specializzato nella progettazione di spazi e ambienti museali.
Selldorf Architects si è avvalso della collaborazione degli architetti Fabrizio Cattaruzza e Francesco Millosevich, responsabili nel 2008 del recupero degli spazi espositivi dell’ex Convitto della Fondazione Cini. L’intervento prevede la configurazione di un percorso guidato attraverso una serie interconnessa di gallerie, dotate di vetrine, piedistalli e altri display museali, per creare continuità e coerenza visiva all’interno dello spazio e tra i diversi livelli espositivi.
L’utilizzo di maestranze veneziane. Il progetto di restauro e allestimento del nuovo spazio espositivo de «Le Stanze del Vetro» ha visto la preziosa collaborazione di alcune tra le più interessanti maestranze veneziane: Augusto Capovilla e Gino Zanon, aziende di tradizione familiare che rappresentano l’eccellenza nel territorio nei diversi ambiti lavorativi.
In particolare la falegnameria Capovilla, fondata da Augusto Capovilla nel 1890, e la carpenteria di Paolo e Francesco Zanon, fondata dal padre Gino nel 1946, hanno entrambe seguito in passato Carlo Scarpa negli interventi più importanti realizzati in città, tra cui quelli effettuati al Museo Correr, alle Gallerie dell’Accademia, alla Biennale di Venezia e alla Fondazione Querini Stampalia. Gli architetti Selldorf, Cattaruzza e Millosevich hanno lavorato con questi artigiani veneziani per garantire una continuità ideale con il mondo e il modello creativo di Carlo Scarpa.
Un’ulteriore importante collaborazione è quella con l’artista Alessandro Diaz de Santillana, che ha progettato il sistema di illuminazione e le scaffalature per le gallerie de «Le Stanze del Vetro». Le 19 lampade a sospensione e la luce nel soffitto della bussola d’ingresso sono state pensate e realizzate specificatamente per questo spazio espositivo, nel rispetto dell’intervento di restauro e della storia passata di questo edificio, in origine una scuola.
La serie di lampade a sospensione, ritmata in sintonia con l’intervento degli architetti Selldorf, Cattaruzza e Millosevich, funzionano da diffusori di luce in cui la lampadina è assente nella forma. Volumi di vetro soffiati e molati a Murano: vetro quasi incolore inciso, e metallo patinato sul ferro nero e blu. Nella bussola d’ingresso, invece, è presente solo una lente di vetro profondamente segnato sulla superficie, sospesa in un vuoto luminoso. I vetri sono stati realizzati a Murano dal maestro Simone Cenedese e molati da Marino Filippucci.
Le grandi scaffalature e librerie in ferro sono invece una riproposizione di un progetto realizzato da Ludovico Diaz de Santillana nel 1970. Il disegno è stato riadattato a un nuovo uso, con altre proporzioni, ed è stato mantenuto il ferro della lamiera come esce dal processo di laminazione, nero blu di calamina. Le scaffalature sono state fabbricate da Devis Zanatta, così come le parti metalliche delle lampade. La parte illuminotecnica è stata realizzata dalla società OttArt di Venezia, a cura di Maurizio Torcellan e Giacomo Andrea-Doria.
La mostra. La mostra "Carlo Scarpa. Venini 1932–1947" si articola attorno a una selezione di più di trecento opere progettate dall’architetto veneziano Carlo Scarpa negli anni in cui operò come direttore artistico della vetreria Venini, alcune delle quali esposte per la prima volta e provenienti da collezioni private e musei di tutto il mondo. Le opere sono suddivise in una trentina di tipologie, che si differenziano per tecnica di esecuzione e per tessuto vitreo (dai vetri sommersi alle murrine romane, dai corrosi ai vetri a pennellate). Il materiale esposto comprende anche prototipi e pezzi unici, disegni e bozzetti originali, insieme a foto storiche e documenti d’archivio.
La rassegna offre un’occasione di riflessione sul significato e l’importanza dell’esperienza del design nell’opera di Scarpa, che al periodo muranese deve la sua vocazione sperimentale e artigiana, e propone un interessante confronto tra l’attività di Scarpa-designer e quella di Scarpa-architetto.
C'è poi una sala proiezioni per la visione di due documentari sul rapporto tra la vetreria Venini e Carlo Scarpa. I film sono stati prodotti da Pentagram Stiftung e realizzati dal regista Gian Luigi Calderone, già autore di "Casa Venini", un racconto sulla storia della famiglia Venini-Santillana.
Il primo, un documentario della durata di 15 minuti dal titolo "A Carlo Scarpa e ai suoi infiniti possibili" (1984), svela le immagini dei vetri di Scarpa sulle note della composizione omonima che Luigi Nono scrisse nel 1984 in memoria dell'amico, mentre il musicologo Stefano Bassanese, oltre a illustrare la struttura della composizione, spiega gli aspetti comuni della ricerca dei due autori.
Un secondo documentario - "Carlo Scarpa fuori dal paradiso" (2012) - racconta invece Scarpa e i suoi vetri attraverso la testimonianza di chi l'ha conosciuto, come gli ex allievi e soprattutto il figlio Tobia. Questo lavoro, della durata di un'ora, viene proiettato due volte al giorno ed è in vendita nel bookshop della mostra.
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