I veneziani ora si ribellano «Questa città è nostra»

A Venezia la marcia della dignità fino a campo Manin tra slogan e varchi di cartone
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 10.06.2018.- Manifestazione " Marcia x Venezia". Da Piazzale Roma a Campo Manin.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 10.06.2018.- Manifestazione " Marcia x Venezia". Da Piazzale Roma a Campo Manin.

VENEZIA. La marcia della dignità sfida il caldo, suda sotto il sole, spinge in là i turisti; avanza calle dopo calle, ponte dopo ponte, colorata e chiassosa, lungo la direttrice dove oggi, in un giorno normale, i veneziani fanno fatica a passare. Ma ieri era domenica, la domenica in cui settantuno tra comitati, associazioni, circoli, otto organizzazioni sindacali, undici partiti, ventuno tra consiglieri regionali, comunali e di Muncipalità, si sono messi insieme per «una città più degna».

In tremila, secondo gli organizzatori - poco più di mille secondo le forze dell’ordine - e comunque in tanti, di tutte le età, di ogni sestiere, giunti anche da Mestre, da Marghera, con i cappelli, gli ombrellini, le infradito da spiaggia, i bambini in braccio, i cani stremati tra i piedi, le bandiere, gli striscioni, la musica dei Pitura Freska, sfilano da Piazzale Roma a campo Manin, dove una volta la destra teneva i suoi comizi.

Annunciato dal lancio di fumogeni dalla terrazza del garage comunale, il corteo impiega quasi due ore per raggiungere il palco, tanta è la distanza tra la testa e la coda, tanto le bandiere dei No Grandi Navi s’incrociano con quelle del Coordinamento studenti medi, i ragazzi Awakening con quelli del Morion, lo striscione “Il mio futuro è Venezia” con quello a beneficio dei turisti, in inglese, “This is not Veniceland” e con i varchi di cartone; e ancora, qua e là, il Gruppo 25 aprile, il Centro Sociale Rivolta, Forum Futuro Arsenale, ma anche il Movimento dei Consumatori, quello per la difesa della Sanità Pubblica Veneziana, Italia Nostra, Lido d’Amare e tutti gli altri gruppi, grandi e piccoli, che, trasversalmente, ma egualmente motivati, si ritrovano l’uno accanto all’altro in Strada Nuova, ai Santi Apostoli, sull’ormai malinconico ponte di Coin, a San Bartolomeo, infine in campo Manin.

Dal palco, ce n’è per tutti. Stefano Micheletti del Comitato No Grandi Navi ricorda gli ultimi sei anni, all’indomani del decreto Clini-Passera, durante i quali «non è cambiato nulla; anche sabato, sono arrivate sette navi da crociera e 14 mila turisti». «Non vogliamo che Venezia diventi una Disneyland, ma nemmeno una Biennaland - dice ancora Micheletti - e invece la Biennale, dopo l’Arsenale, vorrebbe prendersi l’intera città, come il Lazzaretto vecchio. Se non vogliamo il monopolio del turismo, non vogliamo nemmeno quella della cultura. Non dimentichiamo l’esempio dei musei civici, che guadagnano milioni di euro ogni anno, mentre gli addetti alla guardiania rischiano di perdere il posto di lavoro».

Nelle stesse ore, a distanza, su Facebook, l’assessore Michele Zuin si scusava «se la città era stata di nuovo offesa da un gruppo di persone, incapaci di manifestare tranquillamente, ma è il solo modo di dimostrare che esistono. Per anni di governo di centrosinistra non si è fatto nulla».

In campo Manin, intanto, si offre frutta e acqua minerale. Tommaso Cacciari guarda in direzione di Ca’ Farsetti. «Brugnaro ha in progetto di trasformare questa città in Veniceland, per questo mette i tornelli, per far pagare un biglietto - dice - ecco perchè vuole che i veneziani se ne vadano, per lasciare libere le case da affittare ai turisti».

Il caldo si fa sentire, arriva un filo d’ombra. Ai piedi del palco, Gianfranco Bettin osserva «una specie di alleanza, un insieme di obiettivi unificanti, l’unica maniera per far emergere che questa città è un’altra cosa». Sicuramente sarà un’altra cosa l’incontro del 14 giugno, annunciato dal presidente di Municipalità Giovanni Andrea Martini, in parrocchia ai Frari, durante il quale il sindaco Brugnaro incontrerà la cittadinanza.

«Siamo vicini al suo palazzo» dice Martini «un giorno potremo anche entrarvi. E intanto ci sono tremila case vuote mentre i veneziani continuano ad andarsene. E allora il 14 andiamo tutti ai Frari». Grida di giubilo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia