I tesori di Venezia protetti dai droni
VENEZIA. Macchinari sofisticati, in grado di analizzare frammenti lapidei, pigmenti di colore, particelle di vetro; strumentazioni d’avanguardia, come termocamere, spettrometri, microscopi, per scoprire gli effetti dell’umidità e dell’inquinamento; droni per vedere dall’alto quello che sfugge rasoterra.
Il nuovo Centro di ricerca per lo sviluppo di nuove tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali veneziani, annunciato nei mesi scorsi, inserito nel Patto per Venezia e finanziato con tre milioni di euro, ieri è diventato realtà grazie alla firma, a Ca’ Farsetti, dell’accordo di programma.
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Intorno alla stesso tavolo, il sindaco Luigi Brugnaro, il rettore di Ca’ Foscari Michele Bugliesi, quello dello Iuav Alberto Ferlenga, coinvolti nella realizzazione di un polo nel quale lavoreranno studenti, ricercatori, esperti che, grazie agli investimenti nell’alta tecnologia, svilupperanno metodologie e interventi di restauro su dipinti, materiali cartacei, reperti archeologici, bassorilievi, superfici architettoniche che vanno dai “teleri” del Tintoretto della Scuola di San Rocco al campanile di San Marco.
«La scommessa» ha spiegato il sindaco Brugnaro, «è quella di rendere Venezia un polo universitario sul modello di Boston, capace di attrarre giovani studenti non solo dal nostro Paese, ma anche da tutta Europa e da ogni parte del mondo».
Lo Iuav, in particolare, oltre ad avere già una sua Scuola di restauro, sarà coinvolto con il suo Laboratorio di prove e materiali, mentre Ca’ Foscari metterà a disposizione delle attività di ricerca i laboratori e i gruppi di ricerca sulla diagnostica, sull’analisi del rischio, sul restauro e sulle tecnologie presenti del dipartimento di Scienze ambientali, Informatica e Statistica e con i laboratori sui bio-nano materiali e conservazione del dipartimento di Scienze molecolari e nanosistemi.
L’unione, in questo caso, farà la forza sul serio, perché, grazie a questa nuova sinergia, sarà possibile, ad esempio, monitorare l’umidità di risalita sulle murature della Basilica di San Marco esattamente come si potrà valutare dell’efficacia dei sistemi di contenenti del fenomeno.
«Questo nuovo centro vuole da un lato rafforzare i presupposti scientifici per preservare il patrimonio di Venezia e dall’altro promuovere l’innovazione in questa città attraverso la ricerca» ha detto Bugliesi «Sono già in programma una serie di interventi su cui ci concentreremo, dalla Scuola Grande di San Rocco a Torcello al campanile di San Marco. È un progetto che porterà a Venezia studenti, ricercatori e investimenti nell’alta tecnologia contribuendo allo sviluppo della nostra città».
Un’occasione eccezionale, l’ha definita Ferlenga, sottolineando come Venezia sia «il più grande contenitore di restauro al mondo», perché «il modo migliore per conservare una città è quello di tenerla viva».
«Questo progetto» ha detto ancora il rettore dello Iuav «è un’occasione eccezionale per dare valore a ciò che in parte già esiste, mettendo insieme le iniziative offerte dai punti di eccellenza di questa città, che è essa stessa un’eccellenza».
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