VENEZIA. Da almeno venticinque anni si registrano tentativi della camorra di sbarcare nel veneziano. Prima acquisendo piccole attività commerciali per vendere prodotti in pelle provenienti dalla Campania, poi per acquisire il controllo di attività legate al turismo lungo il litorale del Veneto orientale, da Jesolo a Caorle.
Diverse indagini dei carabinieri hanno evidenziato come appartenenti a gruppi camorristici abbiano cercato di acquisire strutture alberghiere o attività, come la vendita di prodotti in spiaggia, nella nostra provincia. Spesso hanno acquisito attività decotte che poi rilanciavano anche se queste non avevano più un mercato. La mafia ha cercato di allungare i suoi tentacoli acquistando imprese edili come avvenuto cinque anni fa a Piove di Sacco e Chioggia. In odore di Cosa Nostra anche alcuni importanti investimenti in centro storico. Tutto, però, finito miseramente.
Da ultimo l'episodio del boss mafioso Vito Galatolo. L'uomo a Mestre era arrivato alcuni anni fa e aveva poi trovato lavoro al Tronchetto, da Otello Novello, detto il "Coco Cinese" che si occupa di trasporti acquei. Il boss, una volta arrestato lo scorso anno, ha deciso di collaborare con la giustizia. Diversi mafiosi, dopo il suo pentimento, sono finiti in carcere. I carabinieri del Ros di Padova e la Procura Antimafia di Venezia, sospettano che in realtà sia venuto a Mestre per investire soldi della sua "famiglia". La caccia a quei soldi è aperta. Non è la prima volta che l'Antimafia si occupa del Tronchetto. Nel 2003, in particolare, sulla scorta delle indagini della Procura e dell'approfondito lavoro del Ros dei carabinieri, si era occupata del nesso con la "Mala del Brenta". Non si capisce, infatti, cosa succede al Tronchetto se non si capisce cosa sia stata e come sia mutata, dopo gli arresti, il pentimento di Maniero e le frammentazioni e ristrutturazioni successive, questa entità criminale, niente affatto scomparsa.