I tassisti sul possibile arrivo di Uber: «Servono regole uguali per tutti»

Il presidente Stevanato: Noi facciamo anche un servizio pubblico, loro soltanto profitti

MESTRE. «Non ci spaventa la concorrenza, a patto che sia a pari condizioni: noi tassisti svolgiamo un servizio pubblico, abbiamo vincoli e regole cui attenerci. Se si decide che vale tutto, allora deve valere tutto per tutti». Vuol dire cioè, dice Gabriele Stevanato a capo della cooperativa radio taxi di Venezia, «che anche noi dobbiamo poter applicare le tariffe che vogliamo e che dobbiamo poter decidere quando lavorare e che non dovremo più essere obbligati a garantire un servizio anche notturno».

L’ipotesi che, dopo Padova, Uber arrivi in città è argomento di discussione tra i tassisti mestrini. In città i taxi sono 120 (12 al Lido e 108 a Mestre), buona parte dei quali in servizio all’aeroporto Marco Polo, dove già è difficile la convivenza con le società di noleggio auto con conducente, i cosiddetti Ncc.

I tassisti veneziani fino a oggi hanno letto e seguito con attenzione le scelte di Uber e le proteste dei colleghi scoppiate in molte città, in Italia così come nelle altre 250 città di 50 Paesi in cui opera la società nata a San Francisco. «Basta vedere quel che è successo in Australia durante l’attacco terroristico in un caffè di Sydney, le corse di Uber per uscire dal centro erano aumentate vertiginosamente scatenando la furia dei clienti (cosa di cui Uber si è poi scusata, ndr)», aggiunge Stevanato, «e basti pensare a cosa succederebbe se noi, stando a questa logica, ci mettessimo ad alzare le tariffe durante gli scioperi di Actv».

C’è poi tutta la questione della tassazione - «dove paga la tasse Uber?», si chiedono i tassisti - e della difesa di una categoria che già ha dovuto fare i conti con le liberalizzazioni di Bersani e il conseguente rilascio di nuove licenze che, a Venezia, «unica città in Italia, non sono avvenute a titolo oneroso» come ricorda Stevanato.

Un meccanismo che era stato studiato per risarcire i tassisti in esercizio e che prevedeva che gli assegnatari delle nuove licenze dovessero pagare una quota - decisa dal Comune - destinata per il 20% alle casse dell’ente locale e per l’80% ai tassisti già in esercizio, come forma di risarcimento. Quello con Uber è il nuovo fronte della battaglia, in attesa di capire se arriverà davvero o meno a Mestre.

A metà dicembre, in occasione dell’avvio del servizio a Padova, Confartigianato Veneto e Cna avevano spiegato: «Gli autisti di Uber offrono tariffe così basse alla clientela per ché il servizio è esentasse. Chi porta in giro la gente, inoltre, non è iscritto ad alcuna forma di previdenza e non paga alcun contributo all'Inps». (f.fur.)

 

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