I tassisti: «La concorrenza valga per tutti»

In città la categoria non ha fatto sciopero: «Noi ci teniamo ai clienti, ma troppi Ncc fuori norma non vengono multati»
Di Mitia Chiarin
Passeggeri salgono in tram in Piazza Mercato- Marghera
Passeggeri salgono in tram in Piazza Mercato- Marghera

A Roma i tassisti hanno messo a dura prova la pazienza dei cittadini, con la loro protesta, culminata in scontri con le forze dell’ordine contro l’emendamento Lanzillotta che prevedeva un nuovo slittamento all'entrata in vigore delle misure che limitano i servizi di noleggio con conducente (Ncc). Ora il governo ha assicurato interventi entro un mese e la protesta è rientrata.

A Mestre non ci sono stati scioperi ma i tassisti anche qui protestano. «Siamo solidali con i colleghi che hanno scioperato a Roma come a Milano ma non possiamo penalizzare i nostri clienti e quindi noi certi tipi di proteste non le mettiamo in campo. A Mestre chi prende bus e tram non è interessato a noi», spiega Gabriele Stevanato, presidente della cooperativa Radio Taxi Venezia Mestre.

I tassisti in città, con regolare licenza, sono 108. Di questi, 95 operano nella cooperativa Radio Taxi di Stevanato e 12 operano al Lido di Venezia. E il vero lavoro lo fanno con i turisti, mica con i locali che usano i mezzi Actv e se possono evitano il taxi che costa: 40 euro la corsa aeroporto-piazzale Roma; 35 euro se ci si ferma a Mestre Centro. Di recente la cooperativa ha tentato di giocare la carta del taxi condiviso con il progetto Mvmant, per riavvicinare i mestrini al servizio e praticare prezzi più bassi. È andata male per il disinteresse della città e per un mancato confronto e dialogo con l’amministrazione comunale.

«Eppure noi ci crediamo ancora al taxi condiviso che potrebbe servire anche per combattere lo smog, allargando le Ztl in centro. E che potrebbe aumentare la clientela e il lavoro e abbassare i prezzi», dicono Stevanato, il tassista Marco Bertiato e il delegato Cgia, Mirco Osto. «Qui a Mestre non abbiamo come concorrente Uber ma il noleggio con conducente. Basta pensare che le licenze Ncc sono 116 ma sono 450 gli operatori accreditati per lavorare all’aeroporto Marco Polo di Tessera», spiega Stevanato. «Macchine che vengono a lavorare anche in centro, pur non potendolo fare. Se una licenza è di San Michele al Tagliamento non può lavorare a Mestre. E invece arrivano da ovunque, anche dal Cadore. In aeroporto fingono di attendere un cliente, poi si propongono come taxi», è la denuncia. Stessi problemi si ripetono al Porto, quando arrivano le navi da crociera. Ad inizio febbraio c’è stato il caso dell’abusivo fermato e multato in Cadore: i vigili urbani hanno contestato ad una agenzia turistica di Venezia la violazione dell'articolo 85 del Codice della strada poiché, con un pulmino a nove posti, effettuava l'attività di noleggio con conducente senza la prescritta autorizzazione portando turisti da un hotel di Cortina verso l'aeroporto di Venezia.

Per i tassisti mestrini non è un caso isolato. Abusivi ci sono a piazzale Roma, di notte: auto private che si offrono come taxi. Un bel problema. «Ma non c’è nessuno che controlli davvero, che sanzioni gli abusivi e i noleggi con conducente che non rispettano le leggi, che ci sono. Noi come cooperativa sanzioniamo i soci che si comportano male ma dove sono i controlli di Comune e Regione?», dice Stevanato. In Veneto la legge regionale 22 del 1996 disciplina il servizio Ncc: possono stazionare solo nelle rimesse e non nei posteggi su suolo pubblico e devono muoversi con prenotazioni alla mano. «Invece noi tassisti siamo servizio pubblico non di linea. Lavoriamo anche di notte; non possiamo scegliere il cliente e le tariffe sono imposte dal Comune», ribadisce la categoria. A Mestre dal 2013 tutti i taxi associati prevedono il pagamento con carta di credito. Attiva anche la “App Taxi” e la fidelity card che assicura sconti del 10 per cento ad ogni corsa.

«Altro che evasori fiscali! Noi fatichiamo per prendere quanto un dipendente Actv e paghiamo il 54% in tasse. Uber e altri possono triplicare i prezzi se noi scioperiamo e i ricavi finiscono nei paradisi fiscali. Se si vuole la concorrenza, allora ci deve essere per tutti. Anche per noi», dicono i tassisti.

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