I soldi e l'amante rumena per l'ingegnere capo con casa a Cannaregio
Le cene, i viaggi e le mazzette: ecco come la cricca si spartiva gli appalti della Provincia
MESTRE. L'anima della cricca erano l'«ingegnere» e il «geometra» come chiamavano Claudio Carlon e Domenico Ragno. Ma al tavolo della spartizione sedevano anche Silvano Benetazzo e Rino Spolador, i due imprenditori che avevano costituito il consorzio d'imprese per gli appalti.
Tutto passava attraverso le loro mani: chi partecipa agli appalti, chi deve vincere, il ribasso della gara e il valore dell'appalto. E poi le «donazioni», le mazzette e le cene per festeggiare. L'«ingegnere», nato a Milano e residente fino allo scorso anno a Cannaregio in centro storico, è la «mente» del sistema. È lui che assieme a Ragno studia il metodo dello «spezzatino» degli appalti per non avere controlli su quanto spendono. Inizialmente il rapporto con gli imprenditori è professionale: ad appalto assegnato in cambio arriva la mazzetta e finisce lì. Ma poi il meccanismo ben oliato si trasforma in rapporto di frequentazione, di amicizia e inizia un vero e proprio prelievo dalle casse della Provincia. I quattro s'incontrano s'inventano appalti pur di rubare denaro. Ci sono lavori che esistono solo sulla carta e mai fatti.
Dalle intercettazioni emerge che quando l'«ingegnere» o il «geometra» ma pure i compari imprenditori hanno bisogno di denaro, mobili, auto o di lavori, si ritrovano e invntano un appalto e gli imprenditori acquistano l'auto, i mobili o gli elettrodomestici che servono per casa. L'imprenditore acquista o stabilisce il costo dell'intervento e gli altri creano i documenti falsi per giustificare il «prelievo» dalle casse provinciali. Anche 100mila euro al colpo.
Ecco allora che la ristrutturazione della casa di Carlon si trasforma nei lavori per la copertura del commissariato di Portogruaro e di sistemazione della carserma dei carabinieri di Jesolo. Mentre gli elettrodomestici per la moglie di Ragno diventanano fatture per mobili per le scuole della provincia. Quando i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria diretti del colonnello Renzo Nisi portano intercettazioni e documenti al pm Stefano Ancillotto questi non vuole credere alla «razzia».
Ma è così la «cricca» è diventata una banda di predoni del denaro pubblico. E poi le vacanze, tutti assieme, le puntate ai casinò della ex Jugoslavia e alle escort dell'est Europa. La «cricca» vive alla grande in perfetto stile Anemone. Per mantenersi l'amante Carlon la fa assumere, sulla carta, ad un «compare» imprenditore. Alla donna, una ragazza romena, lo stipendio arriva puntuale ogni mese mentre lei in azienda non ci ha mai messo piede.
La «cricca» è lungimirante e naturalmente sa che bisogna avere buoni rapporti con i politici perchè «nessuno venga spostato». Ecco allora le cene organizzate a sostegno di quello o quell'altro canditato alla Provincia o per l'amministratore di turno. E qui il discorso si complica. Gli investigatori accertano che in un caso viene organizzata una cena dove le «menti» della «cricca» chiedono a ciascun imprenditore 6 mila euro da versare ad un politico per la sua campagna elettorale.
Soldi finiti nelle tasche dei politici o su cui hanno fatto la cresta Carlon e Ragno? Le indagini lo stabiliranno. Se quando arriva la giunta Zaccariotto la «cricca» si calma, in attesa degli eventi, poco dopo i «compari» erano già pronti ad organizzare cene di sostegno ai nuovi amministratori.
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