I sindaci: serve una legge contro il racket
Un fronte comune contro i mendicanti violenti, per prendere misure condivise, e per chiedere al governo norme più stringenti, per poter reagire con maggiore forza. La prossima settimana si incontreranno i comandanti delle polizie locali di Venezia, Padova e Treviso, mentre il vicesindaco Sandro Simionato si prepara a convocare un incontro allargato a tutte le città venete capoluogo di provincia. Una scelta presa partendo dalla considerazione che a Venezia e Mestre i 667 controlli del 2013, le 498 multe e i 38 fogli di via finiti nelle tasche di altrettanti mendicati ritenuti violenti e molesti non hanno dato i risultati sperati: basta passare davanti al Pam di Corso del Popolo per rendersene conto.
«L’attenzione resta alta» dice il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, ricordando come il problema sia già stato affrontato con prefettura e questura «ma probabilmente l’unica possibilità arriva da una richiesta di inasprimento delle norme, per dare alle forze dell’ordine strumenti più efficaci per intervenire». Perché un conto è chi si trova in situazioni di difficoltà e chiede l’elemosina, un conto sono le associazioni criminali, formate soprattutto da rumeni e bulgari, che sfruttano i connazionali e li obbligano a mendicare in maniera molesta. «Un problema che riguarda tutte le città del Veneto» dice Simionato, che non ha caso vuole creare un fronte comune, anche dopo l’iniziativa di Treviso che, con il sindaco Giovanni Manildo venerdì ha annunciato un giro di vite, con l’introduzione, anche in quella città, dei fogli di via: sono trenta i mendicanti problematici nella città della Marca. «Sono gruppi di accattoni che si spostano da una città all’altra» aggiunge Simionato «da Treviso a Venezia, poi a Padova, Vicenza e Verona, salgono verso il Brennero e poi tornano. I fogli di via sono uno strumento, ma non bastano, perché, sempre ammesso che le persone colpite tornino davvero nei loro Paesi, basta un timbro del consolato e tornano in Italia, e se non è Mestre è Treviso. E quindi poco cambia se vogliamo davvero risolvere il problema».
Per studiare il fenomeno e i flussi del racket dei mendicanti, gruppi che arrivano dai villaggi montani della Romania, i cui rapporti sono spesso all’insegna dello sfruttamento, il Comune di Venezia ha ottenuto un finanziamento regionale di 200 mila euro, che servirà per mettere a fuoco un fenomeno che comincia a preoccupare le città, che si scoprono impotenti e senza strumenti per reagire e contrastare un fenomeno preoccupante soprattutto sul piano della percezione delle sicurezza da parte dei cittadini, che si riuniscono in comitati per chiedere risposte.
Lo sa bene anche l’assessore Gianfranco Bettin che venerdì pomeriggio, nel corso di un convegno del Sap - il sindacato autonomo di polizia - è intervenuto proprio sull’argomento. Con la convinzione che «sia necessario, oltre ai fogli di via, contestare l’aggravante del reato associativo che permette provvedimenti più pesanti sul piano giudiziario». Va da sé che per ogni reato servono le prove, ma è ormai evidente che «c’è una struttura criminale organizzata che gestisce l’accattonaggio. Utilizzando un’immagine potremmo dire che dobbiamo colpire soprattutto chi guida il furgoncino che li porta fino a qui con un’ipotesi di reato che eviterebbe di inseguire il singolo, come siamo costretti a fare ora, per concentrarci sulla struttura criminale. Un’operazione di intelligence e repressione per colpire al cuore il problema, e che permetterebbe di liberare anche le persone sfruttate dalle organizzazioni criminali».
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