I sindaci contro l’Arpav «Mercurio, basta inerzia»
MOGLIANO. Sul caso mercurio basta tergiversare, l’inerzia è inaccettabile, si collabori concretamente per trovare le cause dell’inquinamento». La trattativa con l’Arpav è già incagliata, ai Comuni di Preganziol, Casier e Mogliano non rimane che chiamare direttamente a rapporto il presidente della Regione Luca Zaia. «Presenteremo a breve una richiesta d’incontro al presidente della Regione e all’assessore all’Ambiente per manifestare le nostre preoccupazioni». A distanza di un mese esatto dal primo faccia a faccia tra i tecnici dell’Arpav e il sindaco di Preganziol, Paolo Galeano, affiancato dagli assessori all’Ambiente dei Comuni di Mogliano e Casier (Oscar Mancini e Paolo Calmasini), le richieste di fare luce sull’inquinamento e i tentativi di dialogo sembrano destinati ad infrangersi contro un esemplare «muro di gomma».
Quattro settimane non sono bastate nemmeno per trovare un punto di condivisione sul verbale della riunione. La lettera con cui le amministrazioni comunali hanno deciso di rispedire al mittente la prima bozza elaborata dall’Arpav, agenzia regionale per l’ambiente, dice tutto: «In data 21 febbraio», esordiscono i rappresentati dei tre comuni, «abbiamo ricevuto un vostro documento intitolato “sintesi dell’incontro sull’inquinamento da mercurio nelle falde sotterranee” del 2 febbraio scorso». I tempi dilatati del dialogo istituzionale (quasi tre settimane per l’invio di una prima bozza) non sono che l’antipasto, perché è sui contenuti che gli amministratori, stavolta, non sono disposti a fare passi indietro: «I Comuni di Mogliano, Preganziol e Casier», recita la risposta ufficiale, «rilevano che tale documento non può essere considerato un verbale di riunione in quanto non dà conto delle posizioni espresse da tutti i partecipanti ma si limita a compiere una “sintesi” unilaterale delle posizioni dell’Arpav».
Quello che doveva essere il primo appuntamento di un nuovo percorso di collaborazione per rilanciare le ricerche della cosiddetta fonte primaria, finisce dunque per alimentare dubbi e diffidenze. La presenza sotterranea del mercurio nelle falde di Preganziol, fu scoperta nell’ormai lontano 2010. A una profondità compresa tra i 180 e i 300 metri, l’acqua presenta una pericolosa concentrazione del metallo pesante. I valori sono superiori al limite di legge (1 microgrammo per litro) e quasi sempre in aumento: si va dai 3,8 mgr/lt del pozzo di via Baratta Vecchia ai 2,7 di via Schiavonia nuova (dati di giugno 2016). E non si tratta di un fenomeno circoscritto al solo territorio di Preganziol (dove si sono sigillati i pozzi privati a colpi di ordinanze), presto potrebbe interessare anche Mogliano e Casier. Da dove arriva il mercurio? Perché dopo oltre 6 anni non si conosce ancora la causa dell’inquinamento?
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia