I “segugi” di Veritas a caccia di furbetti dei rifiuti

VENEZIA. Entrano in azione la notte, quando in calle vagano gli ultimi tiratardi e i topi salgono dai canali per cibarsi dei resti della città. Loro si mettono a caccia negli angoli più nascosti del centro storico. Si mettono a caccia dei furbetti dei rifiuti, chi non rispetta le regole, mette fuori il sacchetto prima dell’orario e ci infila di tutto. E loro, gli ispettori di Veritas, segugi della notte, aprono il sacchetto, rovistano tra resti di carta, plastica, lattine e quant’altro produce l’uomo come scarto della sua giornata. Rovistano e raccolgono indizi, fotografano e prendono appunti e alla fine individuano il “furbetto”. E scatta la multa per conferimento fuori orario o perché la differenziata è solo una definizione che resta sulla carta.
L’appuntamento venerdì notte è alle 3 in campo San Bortolo. Una task force è schierata sotto la pioggia, per capire da vicino il lavoro di questi ispettori di Veritas, un incrocio tra un segugio e uno specialista dei Ris. Sotto la pioggia ci sono l’assessore Gianfranco Bettin, il direttore di Veritas Andrea Razzini, Federico Adolfo, responsabile per la stessa azienda per l’Igiene urbana, Renzo Favaretto, sempre dello stesso settore ma per il centro storico, e poi Mauro Pettenò, capo degli ispettori. E naturalmente due addetti per il turno compreso tra la mezzanotte e le 6 del mattino. Sono armati di torcia, guanti in lattice doppio, macchina fotografica, tablet e sacchetti per rifiuti.
San Bortolo è zona di “B&B”. Attività a rischio sul fronte del conferimento selvaggio e proprio a due passi dal campo ecco il primo sacco fuorilegge, sacco lasciato in calle prima delle 6 e quindi da multare. Gli ispettori lo aprono, infilano le mani e poco dopo estraggono una ricevuta che consente loro di individuare chi aveva lasciato i rifiuti. E poi via verso campo della Fava e campo dell’Orso. E altre attività commerciali individuate e prossime alla multa. Sacchetti lasciati nei sottoportici, magari davanti al negozio del vicino. Depistaggio che serve a poco anche se alcuni sacchetti restano “anonimi”. Tra questi anche uno che contiene dei resti di lavori edili. I furbetti l’hanno fatta franca. Ma la notte per gli ispettori è ancora lunga. Passo veloce verso la Pescheria e Rialto. Seguendo una mappa disegnata dalla loro esperienza e dalle segnalazioni che puntualmente i cittadini inviano a Veritas, indicando i luoghi degli abbandono.
In Pescheria, in un cumulo davanti a un negozio in allestimento, c’è di tutto e pure una ricevuta di consegna avvenuta intestata ai titolari del negozio che sta per aprire. Non ci sono dubbi sui furbetti. I “segugi” fotografano, prendono nota e riparte la caccia. Alcuni luoghi classici degli abbandoni sono vuoti. Si valica il ponte di Rialto e spediti si raggiunge Castello. In successione si controlla Barbaria de le Tole, Santa Maria Formosa e San Francesco della Vigna. E in successione cadono nella rete degli ispettori un bar, un privato e il titolare di una rosticceria di kebab. Quest’ultimo è noto agli ispettori, tanto che i due “segugi”, già da lontano visto il sacchetto clandestino hanno fatto il suo nome e l’ispezione interna conferma i sospetti. Poi a Castello, a ridosso dell’Arsenale, ecco la Tana dove, vicino all’omonimo ponte, c’è la mecca del “sacchetto selvaggio”. Decine e decine di “abbandoni” e responsabili individuati velocemente.
Arriva l’alba. Il lavoro dei “segugi” è finito e mentre riva Sette Martiri s’illumina di luce naturale il loro posto è preso dai colleghi che la spazzatura la portano via.
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