I residenti di via Gramsci «Reagiamo al degrado»

Ieri al “Bar... Collando” di Mirano 40 persone insieme tra aperitivi e musica Ma per riunirsi ancora dovranno chiedere l’autorizzazione alla questura

MIRANO. A vederli fanno tenerezza. Molti in carrozzina, con il sorriso levigato da un’età che non conta più gli anni, gli occhi che s’aggrappano alla vita. Una quarantina di vecchietti del Mariutto erano tra via Cavin di Sala e via Gramsci ieri mattina, con gli operatori della casa di riposo di via Zinelli: il “Bar... Collando” offriva loro l’aperitivo. Un po’ di musica suonata da due bambine al pianoforte elettronico, un po’ di canzoni, da Mozart a “Romagna mia”. E i vecchietti, come bambini, erano felici. È la dolcezza della normalità che risponde all’arroganza della violenza, qui in via Gramsci, teatro di risse, pestaggi, spaccio, schiamazzi, bestemmie, sghignazzate, da una band di minorenni mista italo-rumena agli albanesi, i magrebini, fino ai rom che fanno baccano – e forse pure loro hanno nostalgia – con la musica popolare serba. E i clienti, fino a notte alta, della sala giochi e scommesse, mentre tanto si discute di limitazioni alle sale slot (questa di via Gramsci è anche vicina a una scuola e a un tabacchino con altre slot).

In via Gramsci il disagio si sente, i residenti sono esasperati. Il “Bar... Collando” di Umberto Pistolato, un gigante buono che non si arrende alla volgarità e alla violenza, ha reagito con le idee. Ieri mattina i vecchietti del Mariutto; sabato sera un panino lungo 50 metri: l’importante è fare festa insieme, «riaccendere il quartiere», dice Umberto: chi abita qui o in altre zone della città, per ridere e sorridere, per ritrovare il senso solidale e antico della comunità.

Poi c’è la “polis”, la “civitas”. Sono parole antiche, ci arrivano dal greco e dal latino: sono all’origine stessa della democrazia, significa che a governare una comunità è la stessa gente che forma quella comunità. Ovvio? Mica tanto. Sempre per reagire al degrado, per «riaccendere il quartiere», un gruppo di cittadini suggerisce di trovarsi, sul plateatico del bar, per parlare liberamente dei problemi e studiare insieme possibili soluzioni.

Il modello è inglese, lo “speaker’s corner”, l’angolo degli oratori a Hyde Park a Londra dove, da metà Ottocento, chiunque può dire quello che pensa: in democrazia la libertà di parola è sacra. Apriti cielo: per riunirsi in bar a parlare i cittadini devono essere autorizzati dalla Questura, pena - si legge nei documenti dei carabinieri e del Comune di Mirano - l’arresto fino a un anno valido anche «per chi prende la parola» e la multa fino a 413 euro.

Non si può parlare di politica in bar: altrimenti vai in galera. L’alternativa? Un banchetto in via Barche, pagando la Tosap. Ma è un’altra cosa: non è un’associazione che promuove le proprie attività, raccoglie firme o fondi, è un gruppo di cittadini che privatamente s’incontra per confrontare idee. Il divieto somiglia tanto all’ “adunata sediziosa” proibita dal fascismo.

Roberto Lamantea

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