«I profughi? Ospitiamoli all’interno delle famiglie»
SPINEA. Emergenza profughi, la proposta del Cism: migranti ospiti a casa di italiani. Se ne è già parlato, in alcuni comuni l’esperimento muove i primi passi, ora il Coordinamento immigrati sud del mondo lancia la proposta a Spinea e, perché no, nelle vicine Mestre e Miranese. «Finora abbiamo assistito alle peggiori chiacchiere contro chi scappa da fame e guerre», spiega il coordinatore Mirco Casarin, «adesso pensiamo a favorire l’integrazione vera. Con un semplice accordo tra Comune e Prefettura si può dare la possibilità a queste persone di trovare ospitalità a casa di famiglie italiane che si rendano disponibili, dando loro anche di ricevere qualche vantaggio statale».
Oggi l'Unione Europea paga 30-32 euro al giorno un profugo: il Cism chiede solo che vengano dati ai cittadini volontari invece che hotel o altre comunità. «Si tratta di decentrare il flusso di questa migrazione», prosegue Casarin, «invece che ghettizzarla in siti di raccolta ed esclusione, con il rischio di creare situazioni di difficoltà. Cose già viste, facile manodopera per caporali e mafie locali».
Per il Cism insomma è anche una questione di sicurezza sociale e di opportunità per quei cittadini che non riescono ad arrivare a fine mese, ma hanno spazio e possibilità per accogliere una famiglia di profughi in casa, o anche anziani soli in casa, che cercano aiuto nelle faccende domestiche. L’associazione di Spinea, una delle più impegnate del territorio nel favorire l’integrazione e le migliori condizioni di vita per gli stranieri arrivati con i barconi della speranza, andrà a parlarne a giorni con il sindaco Silvano Checchin, ma intanto si sta già muovendo su altri fronti: aprendo la propria sede e mettendo a disposizione i computer e internet per permettere ai profughi di contattare la famiglia in Siria o in Libia.
«Chiamano tramite Skype, possono guardarsi in video o scriversi alcune lettere via mail», spiega Casarin, «ma ci siamo anche attivati per garantire loro assistenza legale, cure mediche e la possibilità, soprattutto, di trovare un alloggio o un lavoro. Insomma di integrarsi». L’obiettivo ora è l’accoglienza diffusa: già in una delle ultime cene multietniche organizzate in città, il Cism aveva già lanciato l’invito a concedere la residenza a Bakari, Keitha e Dafè, tre ragazzi arrivati con le prime ondate di profughi: senza, non avrebbero potuto rinnovare il permesso di soggiorno. Allora ci pensarono alcuni sostenitori dell’associazione a rimboccarsi le maniche e trovare una sistemazione ai tre ragazzi immigrati. Ora il Cism vuole allargare la possibilità a tutta la città.
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