I profughi diventano pusher e mendicanti
Sono sempre di più i profughi che spacciano in terraferma o chiedono l’elemosina tra le calli. In poche settimane, secondo la polizia locale, i profughi africani che mendicano sono diventati il doppio nel giro delle due ultime settimane. Ne sono stati censiti tra i venti e i venticinque. A Mestre, invece, stabili da qualche mese, sono una quarantina quelli coinvolti in una rete di spaccio. Il 95 per cento di loro ha un permesso di soggiorno per motivi umanitari. La maggioranza è arrivata in Italia da almeno tre anni. La mappa è stata stilata dagli agenti della Polizia locale in particolare dal servizio sicurezza urbana, che da oltre un anno sono impegnati, soprattutto a Mestre, contro il fenomeno dello spaccio nei parchi e in determinate aree della città.
Il giro dello spaccio che ha coinvolto profughi è iniziato almeno quattro anni fa. Protagonisti alcuni ospiti del centro di via del Gaggian. Un’abitazione della Caritas che inizialmente aveva un accordo con la Prefettura per ospitare migranti sbarcati in Italia durante le primavere arabe. Successivamente, finito il contratto con lo Stato, lo stabile divenne un centro autogestito dai profughi che ospitavano altri connazionali. In più occasioni le forze dell’ordine sono intervenute dopo l’arresto per spaccio dei loro ospiti. Quando la situazione divenne insostenibile per motivi di sicurezza o di igiene pubblica il centro venne sgomberato. Attorno a quel primo nocciolo di spaccio si aggregarono altri profughi che via via arrivarono in zona. Oggi sono una quarantina e praticamente hanno il controllo dello spaccio al Parco Albanese e in via Trento. Sono spacciatori arrestati o denunciati dagli uomini del commissario Gianni Franzoi.
Nelle ultime cinque settimane, almeno tre degli arrestati dagli agenti erano ospitati di appartamenti gestiti da cooperative che gestiscono l’accoglienza dei migranti. Appartamenti che in seguito agli arresti sono stati poi perquisiti in cerca di sostanza stupefacente. In un caso la ricerca ha dato i suoi frutti e gli agenti hanno sequestrato oltre un chilo di marijuana.
Più recente l’aumento dei migranti che chiedono l’elemosina tra le calli. Fino a inizio anno se ne contavano una decina. Quest’ultima cifra caratterizza il centro storico da almeno cinque anni. L’aumento lo si è avuto solo nelle ultime tre settimane. Si tratta sempre di profughi provenienti dal centro Africa, la maggioranza si ferma agli incroci delle calli o in prossimità dei ponti, mentre una piccola parte chiede l’elemosina spostandosi. Non sono aggressivi e salutano sempre. Arrivano a metà mattinata e ci restano fino a metà pomeriggio.
«È ovvio che grandi quantità di persone ammassate in grandi centri, senza prospettiva, senza speranza, senza un progetto di vita, in attesa per mesi, anni, possono diventare ricettacolo per comportamenti deviati», sottolinea l’onorevole del M5S, Emanuele Cozzolino. «I casi di molestie alle dipendenti di Bagnoli e di prostituzione a San Siro o di spaccio a Mestre, forse non ci sarebbero mai stati se quelle persone fossero rientrate in un percorso di accoglienza diffusa dove piccoli gruppi vengono accolti e presi in carico, seguiti, protetti, accompagnati da una “rete accogliente” che controlla, guida, offre opportunità. E questo è l’unico modo per prevenire e contenere efficacemente eventuali comportamenti malsani. A guadagnarci sarebbero tutti i cittadini», conclude l’onorevole pentastellato.
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