I portuali bloccano i serbatoi del Gpl

Chioggia. Si sono rifiutati di dare una mano per l’attracco e lo scarico. Le operazioni continueranno stamattina
Di Elisabetta B. Anzoletti

CHIOGGIA. Serbatoi del Gpl fermi alle bocche di porto perché le compagnie portuali si sono rifiutate di dare una mano alle operazioni di attracco e di scarico. Pare che una sorta di miniprotesta abbia rallentato l’arrivo a Punta Colombi dei tre bomboloni che da ieri mattina girano fuori dal porto in attesa dell’ok per entrare.

Sull’impianto Gpl ieri si è pronunciato nuovamente anche il consiglio comunale dopo una lunga discussione che si è conclusa con l’accordo all’unanimità per la stesura di un documento politico da portare a Roma al Ministero dello Sviluppo economico. Il documento, che verrà stilato lunedì prossimo in una commissione chiusa, dovrà riportare tutti i motivi di contrarietà della città, tutte le falle autorizzative e le perplessità sollevate nell’ultimo anno dalla politica e dal comitato No Gpl, presente ieri in aula per seguire la discussione. «Abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo prefissi», spiega Barbara Penzo, capogruppo del Pd, prima firmataria dell’ordine del giorno per discutere ieri di Gpl in consiglio, «ovvero arrivare a un atto formale, sostenuto da tutte le forze politiche della città, che riassuma tutti i motivi della contrarietà di una città intera. In quel documento metteremo tutto e lo porteremo a Roma perché si sappia quali sono i motivi che ci inducono a dire no a questo impianto, in questa posizione».

Si elencheranno i riflessi del deposito sull’attività portuale, sulla crocieristica, il diportismo, l’immagine turistica. Le paure di chi risiede o lavora a pochi metri. «Ma anche le falle autorizzative», spiega la Penzo, «l’impatto delle autobotti sul traffico di Val da Rio al mattino e sulla Romea, i piani di sicurezza esterni che ancora non conosciamo».

Soddisfatto a metà il comitato No Gpl che ancora una volta sperava che l’amministrazione decidesse di annullare la delibera dell’ex dirigente con cui si è dato il prima via libera urbanistico all’impianto. «Se vi è un peccato originale», spiega il presidente del comitato, Roberto Rossi, «quello andrebbe eliminato quando si chiede ad altri enti di modificare la loro posizione. Noi siamo di questo avviso, l’amministrazione invece preferisce percorrere altre strade (diffida alla Città metropolitana, diffida alla Capitaneria). Siamo comunque soddisfatti che il consiglio all’unanimità abbia deciso di adottare questa delibera in cui si elencano tutti i riflessi negativi dell’impianto e tutti i vizi autorizzativi. Sarà un documento importante da far arrivare a Roma che terrà conto anche del peso di 10.000 firme che abbiamo raccolto in queste settimane contro l’impianto. Noi batteremo anche altre strade. Riponiamo molte speranze nella commissione di Salvaguardia dato che nei giorni scorsi abbiamo avuto riscontro a un nostro quesito posto al Ministero dei Beni culturali che esprime perplessità sul fatto che finora la Salvaguardia non sia stata coinvolta, invitandola a esprimersi nel merito».

Esiste poi un piccolo mistero sul perché i tre serbatoi che sono arrivati alle bocche di porto ieri nella tarda mattinata con il rimorchiatore Brucoli non abbiano raggiunto Punta Colombi. La Socogas spiega che le operazioni saranno concluse oggi con la luce. Ieri però in consiglio circolava una versione diversa. Le compagnie portuali avrebbero fatto ostruzionismo rifiutando di collaborare per le operazioni di attracco e scarico per dare un ulteriore segnale di contrarietà.

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