I parenti di Biagio: «Mai più l'assassino libero»
MESTRE. «Una persona come Stefano Perale non può pagare il suo debito con la giustizia e poi tornare libero. Non sarebbe rispettoso per chi non c’è più. Ma sarebbe anche un rischio per tutti. La famiglia Buonomo è compatta su un punto: saremo minimamente soddisfatti solo se al termine del lungo iter giudiziario sapremo che Stefano non uscirà mai più dal carcere». Parla con voce ferma e decisa Diego Mangiacapre, cognato di Biagio Buonomo. Racconta dell’ingegnere aerospaziale di 31 anni massacrato a sprangate sabato sera da Stefano Perale, come «un ragazzone grosso ma ancora piccolo». Che con la sua Anastasia, conosciuta lo scorso anno quando avevano lavorato assieme a Tessera, stava facendo sul serio.
Lei era incinta al quinto mese e, racconta Diego, «qualche settimana fa avevano acquistato un appartamento a Gaggio di Marcon». Forse era proprio per procedere con le pratiche per la casa, oltre che per incontrare gli amici veneziani, che lo scorso weekend Biagio e Anastasia erano in zona. Il fine settimana precedente lo avevano trascorso a Barano d’Ischia, a casa della sorella Simona e del cognato Diego. Erano il ritratto della felicità, ancor più aumentata dall’arrivo della cicogna in autunno. «L’ultima volta che ho sentito Biagio è stata giovedì, mia moglie l’ha chiamato venerdì sera. Non sapevamo della cena da Perale. Parliamo di due ragazzi tranquilli, a modo, mai un colpo di testa... Nessuno poteva immaginarsi quello che è successo». Secondo il cognato, Biagio e Anastasia «sono stati tratti in inganno dal docente di inglese della ragazza. Stefano aveva pensato tutto. Biagio è capitato in quella situazione per sbaglio. Ci fosse stata al suo posto un’altra persona, Perale avrebbe ucciso questa. Il suo obiettivo era Anastasia».
Con la famiglia dell’omicida non c’è stato finora alcun contatto. «Nessuno si è fatto vivo, leggiamo solo le dichiarazioni alla stampa degli avvocati di Perale che pare quasi vogliano alleggerire la posizione del loro assistito. Un tentativo di contatto potrebbe essere apprezzato un domani».
Mercoledì i familiari di Biagio sono arrivati a Venezia per le pratiche burocratiche e per passare in Questura «a cui va il nostro più grande ringraziamento», sottolinea Mangiacapre. Ieri mattina all’alba, la salma di Biagio è partita per l’ultimo viaggio verso Sant’Arpino, nel Casertano al confine con il Napoletano, dove nel pomeriggio sono stati celebrati i funerali con la partecipazione di migliaia di persone. A celebrare le esequie, il vescovo di Aversa Angelo Spinillo. «Così come il sacrificio di Gesù sulla croce, ci risulta difficile comprendere e accettare», ha detto il vescovo nell’omelia, «Una vita, quella di Biagio che è andata sempre verso la luce, alla ricerca del giusto. Poi ha incontrato le tenebre». Ieri a Sant’Arpino, il sindaco ha dichiarato il lutto cittadino. A mezzogiorno è stato osservato un minuto di silenzio in tutta la cittadina e le bandiere negli edifici pubblici erano a mezz’asta.
Anastasia e il bambino che portava in grembo saranno tumulati nei prossimi giorni nella tomba di famiglia nel cimitero di Sant’Arpino dove da ieri pomeriggio riposa Biagio. La famiglia della ragazza sta arrivando in queste ore dalla Siberia. Atterreranno a Venezia, abbracceranno un’ultima volta la loro Anastasia, poi la porteranno a Sant’Arpino. L’addio alla 30enne verrà celebrato con rito ortodosso con ogni probabilità a Napoli. Poi la tumulazione vicino a Biagio, insieme per sempre.
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